Marine Le Pen ora è anche sotto inchiesta per minacce a giudici: sganciata “bomba nucleare”

Marine Le Pen

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La leader del Rassemblement National (RN), Marine Le Pen, è al centro di una nuova bufera giudiziaria che rischia di stravolgere ancor di più il panorama politico francese. Dopo essere stata condannata a quattro anni di reclusione, due dei quali con braccialetto elettronico, oltre a una multa di 100.000 euro e cinque anni di ineleggibilità, la presidente del partito di estrema destra si trova ora sotto inchiesta per un presunto reato di minaccia ai giudici. L’apertura di un nuovo fascicolo da parte della magistratura francese è stata confermata dall’Agence France Presse, citando fonti vicine all’indagine.

Il caso affonda le radici nella sentenza emessa dal tribunale penale di Parigi, che ha ritenuto Le Pen colpevole di appropriazione indebita di fondi pubblici nell’ambito dello scandalo sugli assistenti parlamentari europei del Front National (l’ex nome del RN). Otto europarlamentari del suo partito sono stati condannati insieme a lei in un processo che ha sollevato polemiche e accuse di “giustizia politica”. La pena di ineleggibilità, in particolare, rappresenta un ostacolo significativo per Le Pen, che potrebbe essere esclusa dalla corsa alle elezioni presidenziali del 2027.

Minacce ai giudici e tensioni istituzionali

La presidente del tribunale di Parigi, Benedicte de Perthuis, che ha presieduto il procedimento, è stata messa sotto protezione della polizia dopo aver ricevuto numerose minacce. Secondo quanto riportato dal quotidiano Le Figaro, i messaggi intimidatori hanno raggiunto livelli preoccupanti, costringendo le autorità a predisporre pattugliamenti intorno alla sua residenza parigina.

La situazione ha suscitato l’allarme delle alte cariche giudiziarie francesi. Il primo presidente della Corte d’appello di Parigi, Jacques Boulard, ha espresso “profonda preoccupazione” per gli attacchi personali contro i tre magistrati che hanno emesso la sentenza. In una nota ufficiale, Boulard ha sottolineato che “in uno Stato democratico governato dallo stato di diritto, la critica a una decisione giudiziaria non può in nessun caso essere espressa attraverso minacce rivolte ai magistrati”.

Anche il procuratore generale della Corte di cassazione, Remy Heitz, è intervenuto per difendere l’indipendenza della giustizia. In un’intervista su RTL, Heitz ha ribadito che “la giustizia non è politica”: “Questa decisione è stata presa da tre giudici indipendenti e imparziali, conformemente alla legge”, ha dichiarato, definendo “inammissibili” gli attacchi personalizzati contro i magistrati.

La reazione di Marine Le Pen e del RN

Nel frattempo, Marine Le Pen ha descritto la sentenza come una “bomba nucleare” lanciata dal “sistema” contro il suo partito. Durante una riunione dei deputati del RN, la leader di estrema destra ha accusato apertamente il governo e la magistratura di orchestrare un processo politico per impedire la vittoria del suo movimento alle prossime elezioni. “Se usano un’arma così potente contro di noi, è ovviamente perché stiamo per vincere”, ha dichiarato, promettendo di non arrendersi.

Jordan Bardella, presidente del RN, ha definito la condanna “una data estremamente oscura per la democrazia francese”. Anche lui ha denunciato quella che considera “la tirannia dei giudici”, alimentando ulteriormente le tensioni tra il partito di estrema destra e l’establishment politico-giudiziario.

I ricorsi e il futuro politico di Le Pen

Marine Le Pen ha annunciato che intende percorrere “ogni strada possibile” per contestare la sentenza. In un’intervista esclusiva al Le Parisien , ha dichiarato che si rivolgerà alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) e al Consiglio costituzionale, accusando la decisione di primo grado di rappresentare “un attacco estremamente grave alla democrazia e al processo elettorale”.

Il ministro della Giustizia francese, Gerald Darmanin, ha assicurato che Le Pen avrà il diritto di presentare appello, come “ogni cittadino”. Una richiesta accolta dalla Corte d’Appello di Parigi, che ha confermato di aver ricevuto finora tre ricorsi relativi al caso. Secondo l’agenzia France Presse, il secondo processo dovrebbe tenersi entro i primi mesi del 2026, con una decisione attesa prima delle elezioni presidenziali del 2027.

Un caso politico o giudiziario?

La condanna di Marine Le Pen e dei suoi collaboratori ha acceso un acceso dibattito in Francia sul confine tra giustizia e politica. Mentre alcuni vedono nella sentenza un chiaro segnale di legalità e trasparenza, altri, soprattutto tra i sostenitori del RN, la interpretano come un tentativo di eliminare una figura scomoda dallo scacchiere politico.

Resta da vedere se i ricorsi presenteranno nuovi elementi in grado di ribaltare la sentenza di primo grado. Intanto, la tensione tra il RN e le istituzioni francesi continua a crescere, alimentando un clima di divisione e incertezza nel Paese.