Marò, rotte manipolate e tracce cancellate dall’India

Si apre un nuovo retroscena sulla vicenda dei due Marò. Secondo alcune indiscrezioni trapelate dalla lettura delle carte depositate ad Amburgo, alla cancelleria del Tribunale internazionale del diritto del mare, il governo indiano avrebbe manomesso la “scena del crimine”. A innescare nuovi dubbi sulla vicenda dei militari italiani, che si trascina da ormai oltre tre anni, è “Il Giorno”. Rotta, pallottolee autopsia, questi i nodi delle incongruenze legate a quanto accadde il 15 febbraio 2012, quando quei due pescatori furono uccisi al largo del Kerala. Traiettorie diverse Sulla base delle rotte (ossia 331 gradi la Lexie e 186 indicati dall’India per il Saint Antony) e delle velocità reali del cargo e del peschereccio (rispettivamente 14 e 8 nodi) i due natanti sarebbero passati a 920 metri di distanza l’uno dall’altra e non a circa 50 come sostiene la “Scena del crimine” depositata nell’allegato numero 48. Il quadro potrebbe ribaltare la vicenda. A una distanza di quasi un chilometro difficilmente i fucilieri avrebbero potuto colpire i pescatori.

Il giallo dei proiettili Le pallottole dei due marò erano lunghe 23 millimetri e si sarebbero accorciate in seguito all’impatto con il tessuto osseo dei due pescatori. Ma le verifiche effettuate non danno certezze in materia, come se lo scopo delle indagini fosse stato quello di confermare la tesi della colpevolezza dei due fucilieri. D’altra parte, anche gli orari non coincidono. Ufficialmente l’assalto sventato alla Lexie risale alle 16,30 del 15 febbraio, orario che noi coincide in realtà con quello di cui parla il comandante del peschereccio, il Saint Antony, che dichiarò a suo tempo che la sparatoria risale alle 21,30.

Tracce cancellate L’ultimo nodo riguarda invece la questione dell’imbarcazione dei pescatori: il 23 giugno 2012 infatti il Saint Antony viene fatto colare a picco e salvato in extremis. Dissequestrato dalla magistratura, doveva essere conservato. Ma l’imbarcazione venne smontata e l’acqua aveva già invaso il vano macchine. Recuperato troppo tardi, senza più tracce di polvere da sparo, l’imbarcazione non può più dare informazioni utili alle indagini.

L’esame autoptico Il professor Sasikala parla di proiettili molto diversi da quelli in dotazione ai marò. Ma il perito balistico Nisha assicura che le pallottole partirono “da fucili calibro 5 e 56 ad alta velocità, dall’alto verso il basso e da grande distanza”. L’ipotesi è che si arrivi a questa conclusione (la perizia è del 19 aprile 2012) in questo modo: i sequestri della petroliera Lexie si concludono il 25 febbraio, secondo quanto si legge sulle carte depositate dall’India. Quindi, c’è tutto il tempo per sparare usando i mitra dei marò e recuperare i proiettili. Peccato che nel Kerala non sappiano che regola della marina italiana è che ogni fuciliere ha una sua arma individuale e non di reparto. I colpi fatali non arrivano quindi dai mitra dei due marò, ma da quelli di altri ufficiali.

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