Maroni e Salvini separati in casa
L’attacco del governatore, Matteo abbozza
Dopo l’annuncio di non ricandidarsi alla guida della Regione Lombardia Roberto Maroni non perde occasione per criticare Matteo Salvini e la sua svolta “sovranista” impressa alla Lega. L’ultima bordata è di oggi. Questa volta Maroni ha toccato uno dei principi cardine della storia della Lega: il federalismo. “Un tema di cui, lo dico con rammarico, la Lega di Salvini ha perso le tracce”, ha scritto l’ex ministro dell’Interno nella sua Rubrica sul “Foglio”, dalle cui colonne . Per ora, Salvini replica senza alzare i toni: “Se domani Luca Zaia e Roberto Maroni vanno a firmare il pre-accordo suill`autonomia di Veneto e Lombardia – ha replicato poco dopo alle agenzie – è perché la Lega è forte. A me interessano i risultati”. Anche se pubblicamente invita a votare per Salvini ed evita di norma di attaccarlo direttamente in nome di una sua “leninista” disciplina di partito, la spaccatura si è consumata, almeno pubblicamente, quando Maroni ha manifestato la sua “diversità” in un’intervista al Foglio dello scorso 11 gennaio. “Non posso sopportare di essere trattato con metodi stalinisti”, ha sbottato Maroni, parlando all’indomani di “sfogo” e di polemica chiusa. Nella stessa intervista si è dichiarato – in contrasto con le posizioni salviniane – a favore dell’euro, e si è spinto addirittura a dire che in Francia avrebbe votato Emmanuel Macron al posto di Marine Le Pen, la leader del Front national. Per Maroni, “il lepenismo è simbolo di tutto quello che non serve all`Europa: uno sterile e improduttivo nazionalismo, un ritorno agli stati, un ritorno a Napoleone”. Salvini invece, parlando della Le Pen in occasione del congresso del partito francese, aveva detto: “Insieme rappresentiamo l`unica possibilità di riscatto dei nostri popoli contro il super Stato europeo”.[irp]
Una settimana fa Maroni, sempre sulle colonne della rubrica “Barbari foglianti”, che Maroni usa come una sorta di personale diario politico, ha demolito un altro dei caposaldi della politica del Carroccio: l’avversione leghista per le prefetture, considerate simbolo e braccio operativo dello “Stato centralista” e che Salvini ha più volte promesso di cancellare. Maroni ha detto di volere l’esatto opposto: ha elogiato i prefetti, proprio, ha detto, “quelli che la Lega voleva abolire”. E ha punzecchiato sul tema il candidato premier della Lega: “Coraggio Matteo, la mente è come il paracadute, funziona solo quando è aperta”. Anche sul nome di un eventuale premier indicato da Forza Italia le posizioni sono distinte. Per Maroni, Tajani sarebbe un “ottimo premier. “Lo conosco, gli sono amico e mi farebbe piacere se fosse lui”. Salvini ha invece ribadito pochi giorni fa ad Askanews che “alcuni nomi di cui ho sentito o letto nel passato, che sono stati quanto meno ambigui nei confronti della politica italiana e nel rapporto fra Italia ed Europa sicuramente non sarebbero graditi”. L’ultimo “sgarbo” sabato scorso. Maroni ha disertato l’appuntamento più importante degli ultimi mesi della Lega, il comizio finale della campagna elettorale per Salvini premier in piazza Duomo.Salvini, in piena campagna elettorale, per ora, abbozza: “Non ho tempo di fare polemica con nessuno, né dentro né fuori”.