Disinnescare la ‘mina’ dell’emendamento Pd al Decreto Dignita’: e’ questo l’obiettivo del segretario Maurizio Martina dopo che ieri i suoi tentativi di correggere i tiro su quello che anche le minoranze dem, oltre a Luigi Di Maio, considerano un errore. A procurare la prima grana al neo segretario e’ l’emendamento presentato da Stefano Lepri e Debora Serracchiani, esponenti vicini all’ex segretario Matteo Renzi.
Nella loro proposta si chiedeva di “sopprimere il comma 1” dell’articolo 3 del Dl Dignita’. Ovvero: “soppressione dell’aumento di indennita’ di licenziamento”, come recita lo scarno testo dell’emendamento. Durante la segreteria riunita nel primo pomeriggio, Martina assicura che si fara’ “garante di un riordinamento complessivo di tutti gli emendamenti” al decreto Dignita’ perche’ siano armonizzati alla linea dell’interno Pd. Linea che, poi, viene definita durante la direzione nazionale convocata – almeno sulla carta – per discutere del regolamento dei congressi dei circoli, ma dirottata presto sulle tematiche economiche e, in particolare, sul decreto dignita’.[irp]
“Il Pd propone che le causali sul tempo determinato siano demandate alla contrattazione collettiva, che settore per settore puo’ interpretare meglio le esigenze di lavoratori e imprese”, dice Martina che, poi aggiunge: “E’ chiaro che alcuni emendamenti Pd saranno come sempre superati e riorganizzati dalle prossime ore in funzione dell’obiettivo che per noi e’ quello di rafforzare le indennita’ di disoccupazione al crescere dell’anzianita’ del lavoratore senza penalizzare le assunzioni dei giovani”. Parole che portano l’esponente della minoranza Cesare Damiano a ritirare il duo ordine del giorno che chiedeva proprio il ritiro degli emendamenti. Ed e’ proprio l’ala orlandiana a salutare con maggior soddisfazione la presa di posizione del segretario.
Oltre a Damiano, e’ la vice presidente del Senato, Anna Rossomando, a sottolineare: “Martina ha fatto bene sul ritiro dell’emendamento del Pd che prevede la soppressione dell’aumento delle mensilita’ a favore dei lavoratori che subiscono licenziamento illegittimo individuale. Ci saremmo trovati infatti dinnanzi al paradosso di discutete su una norma fotocopia gia’ approvata dalla Commissione lavoro della Camera nella scorsa legislatura che prevedeva di portare le mensilita’ minime di risarcimento da 4 a 5 e massime da 24 a 36”, spiega ancora la senatrice per la quale “l’emendamento del Pd risultava incomprensibile rispetto ad altri emendamenti presentati che invece sfidano i 5 Stelle proprio sull’agenda sociale e su come incidere a favore di una buona e piena occupazione. Ha fatto bene quindi il segretario Martina a dichiararsi favorevole al ritiro dell’emendamento”.[irp]
Nel dettare la linea sul caso particolare dell’emendamento, Martina prova a tracciare anche una serie di punti che dovranno ispirare il Pd nella sua azione parlamentare: “Noi vogliamo sfidare la maggioranza su alcuni punti particolari: il taglio permanente del costo del lavoro a tempo indeterminato e’ il vero tema”, spiega Martina: “Vogliono davvero la logica delle tutele crescenti? Discutiamone, in particolare con misure che possano dare piu’ forza al lavoratore. Vogliono innovare il mercato del lavoro, introducendo il salario minimo per chi non e’ coperto dalla contrattazione nazionale? Se davvero lo vogliono possiamo discutere insieme, collaborando con le sigle sindacali”.
Per “superare” l’emendamento, che porta anche le firme degli altri parlamentari Pd presenti in commissione, potrebbe essere presentato una sorta di “maxi-emendamento” riepilogativo di tutte le richieste di modifica del Pd, centrato sulla necessita’ di ridurre il costo del lavoro a tempo indeterminato. L’emendamento “incriminato” verrebbe quindi assorbito in questo “maxi-emendamento.[irp]