Maurizio Martina si mostra cauto: la direzione – ribadisce – decidera’ sul confronto con M5s non sul governo, occorre sfidare i pentastellati sul programma ed e’ possibile – con un eventuale ok al dialogo – consultare la base, anche se non per forza gli iscritti. Il reggente dem tiene il punto: l’obiettivo e’ andare a vedere le carte di chi propone un contratto per l’esecutivo. Una linea sponsorizzata da Dario Franceschini, Michele Emiliano e Andrea Orlando, ritenuta necessaria anche da Graziano Delrio e da una parte della maggioranza dem. Ma Renzi continua a frenare. E non poco. Martina, intervistato da Maria Latella su Sky tg24, si spinge a dire soltanto che si prendera’ la responsabilita’ – oneri e onori – di portare avanti la trattativa. Per esempio sul jobs act (“Se si tratta di applicare il salario minimo legale, che ancora non e’ applicato”). E rilancia l’idea di ascoltare elettori o amministratori, poi si decidera’ la formula. Un’idea gradita a Delrio ma che molti renziani ritengono inutile, anche se i circoli – questa la convinzione – nel caso si esprimerebbero per la stragrande maggioranza per il no al confronto. Alla direzione di giovedi’ in ogni caso si dovrebbe arrivare evitando la conta interna.
Zero chance che il Pd voti la fiducia a Di Maio premier
Puntando su una mozione nella quale si inseriranno paletti altissimi. Renzi lascera’ che siano i pontieri e la minoranza dem a farsi carico delle modalita’ per scongiurare strappi e lacerazioni. Ma sulla strategia da portare avanti non ha cambiato idea. Linea dura. Si discuta in Parlamento ma zero chance che il Pd voti per esempio la fiducia a Di Maio premier. Uno scoglio, quello del candidato premier M5s, che anche il fronte dei ‘trattativisti’ ritiene complicato. Sul resto pero’, ovvero sull’eventualita’ di cercare una sintesi, i dialoganti auspicano che non ci sia alcun arroccamento. Ovvero che non si parta con l’intenzione gia’ di far saltare ogni tipo di intesa. Sullo sfondo poi c’e’ un’altra partita che non verra’ pero’ giocata giovedi’. Finora Renzi ha difeso Martina anche dalle critiche che gli venivano riservate dai suoi fedelissimi. Una difesa ad oltranza che a questo punto difficilmente potra’ esserci, osservano i renziani. Si attendera’ di capire l’esito della crisi di governo ma l’intenzione ora e’ quella di accelerare sulla convocazione dell’assemblea e sul congresso in autunno.
Se la ‘missione’ di Martina non dovesse andare in porto, il fallimento potrebbe essere addebitato proprio al reggente dem
E se la ‘missione’ di Martina non dovesse andare in porto, il fallimento potrebbe essere addebitato proprio al reggente dem. Nell’assemblea infatti Martina, senza il consenso dei renziani, non avrebbe i numeri per restare in carica. L’ipotesi di una accelerazione verso il congresso dipendera’ dagli scenari che si presenteranno nei prossimi giorni, ovvero se ci sara’ oppure no il voto anticipato e se, con una vittoria del centrodestra in Friuli, ripartira’ realmente il tam tam di un’intesa M5s-Lega. Ma i renziani sottolineano che Martina ogni giorno si sta spingendo piu’ avanti e che gli spazi di manovra per un accordo ‘pro tempore’ si sono ormai chiusi. Da qui la possibilita’ che in tempi brevi si presenti un candidato renziano per la gestione del partito. Tuttavia il fronte degli anti-renziani osserva come l’ex segretario si sia asserragliato con i suoi ma non abbia piu’ i numeri di quando fu eletto alla guida del Nazareno. Non e’ il tempo per un braccio di ferro, nella direzione di giovedi’ si fronteggeranno le due linee sul dialogo con M5s ma sotto traccia lo scontro interno e’ destinato ad accendersi di nuovo.[irp]