Marziano (Pd): La Sicilia deve ritrovare una politica industriale

E’ stato dirigente sindacale, e ama definirsi “figlio di una realtà imprenditoriale come l’area industriale di Siracusa”. Per tredici anni, fino al 1998, Bruno Marziano, ha guidato anche il Partito comunista italiano in provincia di Siracusa e la Provincia aretusea. In questa legislatura, il deputato Pd, sta scommettendo tutto sul rilancio della politica industriale in Sicilia. E, in qualità di presidente della commissione Attività produttive dell’Ars, indubbiamente è in prima linea.

Onorevole, partiamo proprio dalla politica industriale…

“Penso che la Sicilia, tra le cose di cui ha bisogno, è ritrovare proprio una politica industriale che ha perso totalmente in questi anni. L’ha persa sia perché non ha avuto una politica di incentivo all’impresa, sia perché si è trovata a fare fronte ad un processo di vera e propria desertificazione dell’apparato industriale. Parto da un presupposto: non c’è nessun grande Paese, non c’è nessuna grande regione del pianeta che non abbia un apparato industriale. Io sono un propugnatore di una diversificazione del modello di sviluppo, cioè industria, agricoltura, turismo, beni culturali; ma una grande regione, un grande Paese non può vivere, ripeto, senza un grande apparato industriale”.

La desertificazione è spesso colpa delle imprese per politiche industriali a volte dubbie, complice, altrettanto spesso, di una parte della politica. Quindi, da dove ripartire, dalle ceneri per continuare a produrre ceneri?

“No, assolutamente. Dobbiamo ripartire dal fatto che la Sicilia continua ad avere delle aree in cui c’è un grande apparato industriale. Sono aree dove non si può pensare di continuare come nel passato, ma sono aree che contribuiscono ancora fortemente al Pil siciliano. Noi dobbiamo consentire che ci sia una nuova fase di investimenti privati in queste aree e che abbia come base la bonifica dei siti, il risanamento e il recupero anche dell’impronta ecologica di questi impianti. Se noi, invece, pensiamo solo a imporre alle aziende la bonifica e il risanamento senza consentirgli gli investimenti, non faranno neanche le stesse bonifiche”.

Lei sa che in Sicilia spesso si attende più un anno per avere i relativi permessi per un insediamento industriale? In questo stato, quale investimenti possiamo attrarre?

“In questo anno e mezzo penso di avere svolto di più la funzione di ufficio rimozione ostacoli che quella di presidente della commissione. Per anni il movimento operaio e sindacale siciliano si è battuto per costringere i grandi gruppi ad investire. Ora siamo nella situazione paradossale: abbiamo grandi gruppi che vogliono investire e un sistema di ostacoli e di impedimenti allo sviluppo che è insopportabile”.

Quindi riconosce irresponsabilità da parte di certa politica…

“Assolutamente sì, e l’ho combattuta tanto da attirarmi per lungo tempo le antipatie di chi sosteneva il no al rigassificatore, per dirne una, impianti a cui sono favorevole. Oggi abbiamo un grande gruppo, la Lukoil, che possiede la più grande raffineria del Mediterraneo, e che si è diversificato nella produzione di energia alternativa. I vertici di questo gruppo petrolifero vogliono fare un piano di investimenti che naturalmente migliorerà pure la situazione ambientale. Quello che è insopportabile è che noi avremmo dei grandi gruppi che vogliono investire, ma c’è un sistema che non glielo consente”.

Altro capitolo. Da tanti anni si parla della reindustrializzazione dell’area di Termini Imerese. Gli avventurieri non sono mancati. L’ultima ipotesi parla di green energy.  C’è qualcosa di concreto ho è segno di vigilia elettorale?

“In questa vicenda ci sono stati una serie di fallimenti. Oggi ci sono due società di consulenza che rappresentano gruppi industriali e finanziatori e che propongono alla Regione un progetto di riconversione del sito di Termini Imerese in un grande stabilimento di produzione di auto-elettriche. Accanto a questo stabilimento, che assorbirebbe tutti gli ex lavoratori Fiat, dovrebbe nascere un centro di ricerca collegato a STMicroelectronic per realizzare l’innovazione nel campo delle auto-elettriche”.

Una proposta a cui la Regione ha detto sì?

“La Regione momentaneamente ha ricevuto la proposta”.

E quindi che tempi prevedete per una risposta?

“Il tempo non è una variabile indipendente, quindi prima si fa, meglio è. Credo fortemente all’iniziativa, tuttavia, bisogna andare avanti con i piedi per terra. Un altro progetto che spero di portare avanti è quello di una compagnia aerea regionale siciliana che oltre a offrire il collegamento tramite piccoli aerei funzionali, partendo da Trapani e da Comiso, attui anche un sistema di utilizzo degli idrovolanti”.

Per essere più chiari…

“Consisterebbe nella realizzazione, da parte di privati, di una piccola compagnia aerea regionale dotata di quattro vettori. Il ruolo della Regione è prima credere nel progetto, poi sostenerlo finanziandolo con il proprio istituto di finanziarlo”.

Parliamo di politica. Voi del Pd oggi avete il vostro segretario premier. Ma proprio Matteo Renzi non ha considerato il suo partito siciliano per la formazione del governo. Vi ha già staccato la spina…

“Non c’è dubbio che avere affermato l’idea che il governo regionale vuole avere tutte le figure possibili, tranne che i parlamentari regionali, non ci ha aiutato ad avere autorevolezza con il partito. Diciamo che un partito come il Pd non è forte solo per i componenti dei suoi organismi, lo è anche per le sue rappresentanze parlamentari. Di Renzi apprezzo l’avere voluto, con forte impatto mediatico, dare un segnale Treviso-Siracusa attraverso le due visite effettuate in due scuole. Tuttavia, il Pd ha bisogno di riprendere in mano la barra politica del governo e che abbia il supporto pieno, vero, convinto della sua maggioranza d’Aula. E sulla base di questo, si possa adesso realizzare quel percorso di riforme che finora è stato accidentato”.

Fausto Raciti è l’uomo giusto alla segreteria?

“Penso che la nomina di Raciti sia stata una soluzione geniale. In ogni caso, continuo a considerare il Pd il partito che deve avere due capacità: quello di essere partito coalizione, in grado di tenere unita la coalizione e, al tempo stesso, un partito rispettoso della presenza degli altri. In altre parole, in una situazione di frammentazione come quella siciliana, dobbiamo essere un partito a vocazione coalizionale, cioè deve tenere assieme la squadra”.

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