Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha convocato oggi alle 9,30 Giuseppe Conte al Quirinale. Al premier verrà conferito un secondo mandato stavolta per formare un governo giallo-rosso. Dopo il via libera sancito durante le consultazioni dalle delegazioni di Pd e M5s il Capo dello Stato offrirà ai due partiti la possibilità di dimostrare che hanno un progetto concreto da portare avanti per la legislatura. Toccherà ora a Conte farsi carico di preparare un programma e una squadra che tengano insieme Pd e Movimento 5 stelle. La prassi prevede che dopo aver ricevuto l’incarico (sarà forse il segretario generale del Quirinale Ugo Zampetti ad annunciare in mattinata nel salone alla Vetrata le determinazioni del Presidente) il premier accetti l’incarico con riserva e si prenda del tempo per avviare un suo giro di consultazioni. C’è stato in passato chi oltre ai partiti ha sondato anche le parti sociali. Il Colle ha già fatto sapere che se occorreranno alcuni giorni per compiere questi incontri non sarà un problema purchè si concretizzi una proposta seria e duratura.
A quel punto il premier incaricato potrà tornare al Colle e sciogliere la riserva e presentare la squadra di governo, da quel momento la palla passerà al Parlamento che dovrà esprimere la fiducia al nuovo esecutivo. La strada è ancora tutta in salita per Conte. Da un lato infatti c’è la determinazione del leader pentastellato a restare in campo e dall’altra le richieste del Nazareno secondo il quale con Conte a palazzo Chigi i Cinque stelle non possono avere anche la vicepresidenza del Consiglio. C’è poi anche la spada di Damocle della votazione sulla piattaforma Rousseau con la quale Di Maio ha voluto che si certificasse l’accordo politico e che ad alcuni è sembrata una possibile exit strategy qualora le condizioni per dar vita al nuovo esecutivo non dovessero convincere. Nelle dichiarazioni dopo le consultazioni Nicola Zingaretti ha spiegato, soprattutto all’esterno, le ragioni del suo sì al Conte II: “Non una staffetta ma una nuova sfida – ha precisato il leader dem -. Vogliamo mettere fine alla stagione dell’odio, del rancore e della paura. C’è un’Italia che studia, lavora, che produce, che si mette alla prova giorno dopo giorno, è l’Italia bella a cui vogliamo dare voce, l’Italia bella che sconfigge la paura con la speranza, il rancore con la comprensione, l’odio con la concordia e la condivisione”.
Zingaretti ha parlato dell’esigenza ora “di costruire un govenro di svolta e discontinuità per il paese” di “dare inizio a una nuova stagione politica, civile e sociale, con un nuovo governo che convinca gli italiani che le difficoltà ci sono ma possono essere superate con l’impegno comune di tutti”. Dal canto suo Di Maio ha dichiarato pubblicamente di aver ricevuto da Salvini la proposta di fare il presidente del Consiglio e di averla rifiutata, a dimostrazione che non gli interessa il suo destino personale e ha quindi posto l’accento sulla necessità di costruire un programma dettagliato e ha ribadito che è prerogativa del premier e del Capo dello Stato scegliere la squadra di governo. “Come capo politico del Movimento 5 stelle chiederò che il percorso di formazione del nuovo governo parta dalla creazione di un programma omogeneo e che metta al centro i cittadini e i problemi che vivono ogni giorno”, ha detto, “solo dopo aver ben definito tutte le cose da fare insieme – ha concluso Di Maio – si potrà decidere chi sarà chiamato a realizzare le politiche concordate e su questo chiediamo che si rispettino le prerogative del presidente del Consiglio dei ministri e del presidente della Repubblica”.
Al Colle è andato in scena durante le consultazioni anche lo show di Matteo Salvini contro il governo Pd-M5s: “Una indecorosa guerra di poltrone”, ha detto insistendo nella richiesta di tornare alle urne. Un governo bollato come Monti bis perchè deciso caldeggiato “fuori dall’Italia” ma senza prospettive che non potrà durare perché i due partiti che lo sosterranno “litigano al loro interno prima ancora che si sia formato”. In serata è intervenuto anche il Garante M5s, Beppe Grillo, per dare la sua linea sulla composizione del governo: “Dimostriamo che non ci interessano le poltrone – ha scritto sul blog – i ministri vanno individuati in un pool di personalità del mondo della competenza, assolutamente al di fuori dalla politica”. Parole che hanno richiesto un chiarimento telefonico tra Di Maio e lo stesso Grillo: “Sei tu il capo politico, e decidi tu per il Movimento, il mio è stato un paradosso”, ha spiegato il fondatore del Movimento.