“Quest’anno abbiamo scelto come tema dell’8 marzo quello delle donne rese schiave e costrette a prostituirsi. Si tratta di uno sfruttamento ignobile a danno di donne, spesso minorenni, provenienti dalla poverta’ piu’ estrema, da contesti di guerra, da terre aride, che finiscono nelle reti di crudeli trafficanti di persone. Si tratta, in gran parte, di organizzazioni criminali senza scrupoli, di mafie transnazionali che lucrano sul corpo e sull’animo delle donne; e che non esitano a ricorrere alle minacce, alla violenza e alla coercizione piu’ brutale”. Lo dice il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante la celebrazione della Giornata Internazionale della Donna al Quirinale in occasione dell’8 marzo.
“Ci sono lezioni del passato su cui e’ opportuno meditare – prosegue Mattarella -. Sessantuno anni fa, una legge dello Stato, promossa da una senatrice, partigiana e costituente, dichiaro’ fuorilegge lo sfruttamento della prostituzione. Dovette lottare, in Parlamento e fuori da esso, contro pregiudizi e stereotipi inaccettabili, duri a morire. Vi erano parlamentari che sostenevano persino che alcune donne nascevano prostitute e pertanto non sarebbero mai cambiate. Quella legge fu una tappa importante nel cammino di liberazione della donna – dice ancora il Capo dello Stato -. Oggi quella senatrice, Lina Merlin, sarebbe in prima linea contro la tratta di questo nostro tempo. Bisogna andare coerentemente avanti: contro tutte le forme di sfruttamento e violenza nei confronti delle donne, in qualsiasi campo e settore della vita familiare e sociale”.
“Faccio i miei auguri e i complimenti- continua Mattarella- a Stefania e a Hope per la loro coraggiosa e sofferta testimonianza. Sono molto lieto – e orgoglioso – della loro presenza al Quirinale. Dai loro terribili racconti, per fortuna a lieto fine, abbiamo ascoltato, ancora una volta, come questo turpe fenomeno non risparmi l’Italia. Ne hanno parlato, con puntualita’ e passione, Anna Pozzi e Lina Trovato. Lo sfruttamento sessuale delle donne e’ una pratica criminale purtroppo diffusa. È bene chiamare questa condizione con il nome appropriato: schiavitu’. Si tratta dell’infame schiavitu’ del nostro secolo”.
Il capo dello Stato continua: “Non dovrebbe essere necessario – ma lo e’, malauguratamente – ribadire che la civilta’ non potra’ mai convivere con la schiavitu’. Dove questa sussiste, la civilta’ e’ negata. Nessun compromesso e’ accettabile. Nessuna tolleranza puo’ essere mascherata da realismo o da opportunismo. La tratta va sradicata. Colpendo chi controlla il traffico delle schiave costrette a prostituirsi. Stroncare il traffico e’ compito delle forze di polizia, dei magistrati, delle istituzioni nazionali e degli organismi internazionali. Ma tutta la societa’ civile e’ chiamata a fare la propria parte, agendo con responsabilita’ e coerenza morale. Nessuno puo’ restare indifferente”.
“Contrastare la tratta- aggiunge Mattarella- vuol dire sottrarsi a ogni complicita’ con le organizzazioni criminali e prosciugare le aree grigie. Vuol dire spezzare il legame di protezione che, purtroppo, si crea tra la vittima e i suoi aguzzini. Significa che tutti devono aprire gli occhi su una cruda realta’: la domanda di prostitute schiave e’ alimentata da comportamenti di uomini delle societa’ piu’ prospere. Da uomini, di ogni eta’ e censo, che approfittano di queste povere donne, indifferenti davanti alla violenza, alla riduzione in schiavitu’, spesso anche di fronte alla minore eta’ delle ragazze. È un fenomeno diffuso, che, in realta’, esprime una acquiescenza se non una tacita connivenza con il crimine”.
Mattarella sottolinea poi che “abbiamo esempi di straordinario valore civile che vengono da associazioni, da volontarie e volontari, che ho avuto piu’ volte l’opportunita’ di incontrare e incoraggiare. Lavorano, insieme alle forze dell’ordine, alla magistratura, per i programmi di recupero – e le iniziative di accoglienza – che consentono alle donne di uscire dalla condizione di schiavitu’. E’ un compito difficile ma prezioso, perche’ spesso le donne sono minacciate di violenze o di ritorsioni nei confronti delle loro famiglie. Donne terrorizzate, rese ancor piu’ vulnerabili dal giogo della malavita, possono ricostruire la propria dignita’ attraverso un percorso di integrazione, che apra le porte di un lavoro e di una casa, che restituisca umanita’ alle relazioni personali. Per fare questo c’e’ bisogno di istituzioni solide, ma anche di una cultura di comunita’ che sia piu’ forte degli egoismi e dei timori del nostro tempo”. Infine il presidente dice: “Poc’anzi Simona Severini, interpretando con tanta efficacia, la canzone di Lucio Dalla ci ha ripetuto le sue parole: ‘Aspettiamo senza avere paura, domani'”.