“Il 9 maggio è il giorno in cui Aldo Moro venne ucciso. La barbarie brigatista giunse allora all’apice dell’aggressione allo Stato democratico. Lo straziante supplizio a cui Moro venne sottoposto resterà una ferita insanabile nella nostra storia democratica”. Lo afferma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione del Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo. “Respinta la minaccia terroristica – aggiunge – oggi ancor più sentiamo il dovere di liberare Moro e ogni altra vittima da un ricordo esclusivamente legato alle azioni criminali dei loro assassini. Nel riscoprire il pensiero, l’azione, gli insegnamenti di Moro e di tanti altri giusti che hanno pagato il prezzo della vita, ritroveremo anche talune radici che possono essere preziose per affrontare il futuro”.
Moro fu ucciso esattamente 42 anni fa, il 9 maggio del 1978, le Brigate Rosse con una telefonata fatta da Morucci al prof. Tritto, vicino alla famiglia Moro, comunicò l’avvenuta esecuzione dell’ostaggio e il luogo dove avrebbero potuto ritrovare il cadavere, via Caetani, all’interno di una Renault 4, di colore rosso. Si concludevano così i 55 giorni della prigionia di Aldo Moro, sequestrato il 16 marzo in via Fani, dopo avere ucciso cinque uomini della sua scorta. Si chiudeva tragicamente, così come era iniziata, una vicenda politica che rappresentò il più grave attentato politico della storia dell’Italia repubblicana, e segnò in maniera irrevocabile le sorti della politica nazionale lungo tutti gli anni a venire, sino ai nostri giorni. Tutto non fu più come prima e, da allora, ebbe inizio un lento ma inesorabile declino di quella che è stata definita, a ragione, la fase costituzionale di governo, verso la Seconda Repubblica.