Mediterraneo e Ucraina, le sfide Osce sotto presidenza italiana

Mediterraneo e Ucraina, le sfide Osce sotto presidenza italiana
18 gennaio 2018

Il Mediterraneo, dove si gioca una partita “globale” per la “sicurezza e la prosperità mondiale”; e l’Ucraina, vero “banco di prova dell’Osce nel 2018”, che chiama in causa la “credibilità” stessa dell’organizzazione. Sono queste le due principali priorità della presidenza italiana dell’Osce nel 2018. Due crisi diverse che necessitano di una risposta analoga, con il “sostegno condiviso da tutti Paesi membri”, ha detto il ministro degli Esteri Angelino Alfano, a Vienna per il primo Consiglio permanente dell’Osce a presidenza italiana. Una risposta che passa attraverso “il dialogo, la cooperazione e la responsabilità”, nella consapevolezza della “indivisibilità della sicurezza euromediterranea” e di una “dimensione mediterranea complementare e non alternativa a quella euroasiatica”. E se la partita nel Mediterraneo “non è né piccola, né regionale” e conta sulla capacità dell’Osce di cooperare intensamente con i Paesi partner della sponda Sud, allo scopo di assicurare una maggiore sicurezza e un migliore controllo dei confini davanti al “rischio di ritorno in Europa dei foreign fighters” dopo la sconfitta territoriale dell’Isis in Iraq e Siria, sulla crisi Ucraina è “cruciale” intervenire per “impedire una nuova e pericolosa escalation”, in un momento già infuocato che “rischia di compromettere la costruzione di un clima di fiducia” e la “piena attuazione degli accordi di Minsk”. D’altra parte, le notizie che arrivano dall’Est del Paese non sono incoraggianti: tre soldati ucraini sono stati uccisi oggi dal fuoco dei separatisti filorussi. Si tratta delle prime vittime del conflitto nel 2018. Per dare un segnale di impegno e attenzione, personale e come presidente dell’Osce, Alfano si recherà in Ucraina e Russia dal 30 gennaio al primo febbraio. Sarà l’occasione per ribadire la volontà italiana e dell’Osce di arrivare a una soluzione della crisi ucraina attraverso la totale attuazione degli accordi di Minsk, il pieno sostegno agli sforzi negoziali del Formato Normandia e del Gruppo trilaterale di contatto, nonché “il ripristino di missioni umanitarie, favorendo l’accesso delle ong alle aree di conflitto”.

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Dialogo politico, responsabilità e solidarietà, dunque, per una maggiore sicurezza, per un più efficiente contrasto a fanatismo, estremismo violento, terrorismo, per una gestione condivisa nella maniera più ampia possibile di una crisi – quella dei migranti – “altrimenti irrisolvibile”. E con la riscoperta della “vocazione dell’Osce come piattaforma plurale e inclusiva, capace di costruire ponti”, in quello “spirito di Palermo” (città che ha ospitato ad ottobre la Conferenza mediterranea dell’Osce) che richiama alla memoria la Helsinki di oltre 40 anni fa. Un modo di operare a cui la presidenza italiana dell’Osce si affiderà anche per la gestione di altre situazioni di crisi, come quella in Transnistria (l’ex ministro Franco Frattini è stato nominato rappresentante speciale di Alfano) e in Nagorno Karabakh, o di emergenza, come la lotta alle corruzioni (Paola Severino nuovo rappresentante speciale), a razzismo, xenofobia e discriminazione (stesso incarico per Salvatore Martines). “La nostra storia comune ci insegna che il rispetto dei diritti e delle libertà è legato in maniera inscindibile alla nostra sicurezza. Vogliamo proporre di dare maggiore attenzione al contrasto di esseri umani e alla tutela dei diritti delle vittime, soprattutto donne, bambini e minori non accompagnati”, nonché alla lotta alle intolleranze, ha commentato Alfano. Non a caso, uno dei primi appuntamenti dell’Osce sotto presidenza italiana sarà una conferenza internazionale sull’antisemitismo, a Roma il prossimo 29 gennaio. askanews

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