Un ‘colpo’ sul fronte esterno, contro la Germania, uno su quello interno, contro i “soliti noti” che vorrebbero un governo tecnico alla guida del Paese. Da Malta, dove ha partecipato al summit Med9, Giorgia Meloni si toglie qualche sassolino dalle scarpe. In primo piano le reazioni dei mercati, con lo spread oggi a 194 punti, e le ipotesi che circolano di un governo tecnico in caso di una sua caduta. Ipotesi, assicura parlando con i giornalisti, destinate a rimanere tali, perchè l’esecutivo “sta bene”. “Lo spread ha ricominciato a scendere. Probabilmente dopo aver letto alcuni titoli gli investitori hanno letto anche la Nadef che racconta numeri seri in previsione di una legge di bilancio estremamente seria”, garantisce la premier, che poi se la prende con “i soliti noti” che coltivano la “speranza” del fallimento del governo di centrodestra.
Speranza che, ironizza, “temo non si tradurrà in realtà”. E comunque, attacca, il governo tecnico “da chi dovrebbe essere sostenuto? Da quelli del superbonus? E’ lì che io vedo un problema per i conti pubblici italiani non in chi le poche risorse che ha le spende per metterle sui redditi più bassi, senza lasciare voragini aperte a chi viene dopo”. Dunque “la sinistra continui a fare la lista dei ministri del governo tecnico che noi intanto governiamo”. Il tema al centro del Med9 è stato però quello dei migranti. Meloni a Malta ha cercato “alleati” con cui giocare la partita a Bruxelles e ha trovato in primo luogo la “solidarietà” di Emmanuel Macron, favorevole all’attuazione del piano in 10 punti di Ursula von der Leyen e a una “risposta unica europea”. Una sintonia ben diversa rispetto alle tensioni con la Germania: ieri, dopo che Berlino ha presentato una proposta di emendamento al Patto sulle migrazioni e l’asilo, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha lasciato il tavolo, chiedendo più tempo per esaminare le carte.
E oggi la premier, che ieri ha avuto contatti con il cancelliere Olaf Scholz, è molto dura nei confronti di Berlino che sostenendo le Ong vuol fare “la solidarietà con i confini degli altri”. La proposta tedesca, secondo lei, fa “tornare indietro sulle regole delle Ong” e questo l’Italia non lo può accettare, tanto che minaccia di presentare “un altro emendamento in forza del quale il Paese responsabile dell’accoglienza dei migranti che vengono trasportati sulla nave di una Ong è quello della bandiera della nave”. Sul Patto, che comunque potrebbe essere approvato anche senza il voto italiano, ha concluso “vediamo quale sarà la soluzione, rimaniamo cooperativi ma bisogna che ciascuno si assuma la responsabilità delle scelte politiche che porta avanti”. Un analogo richiamo, la premier, sembra rivolgerlo alla Germania (senza citarla) nella dichiarazione finale del vertice, quando critica chi “prende un abbaglio” pensando che “il problema migratorio possa essere chiuso dentro i confini di un’unica nazione europea”.
La realtà, ammonisce, è che “in assenza di risposte strutturali tutti quanti saranno travolti”. Soddisfatta invece, Meloni, si dice del summit, da cui è emersa una ampia “convergenza” tra i Paesi Med9 che potrebbe “consentire di fare dei passi in avanti” già dal prossimo Consiglio europeo informale in programma a Granada in Spagna il 6 ottobre. Questo comune sentire inserito anche nella dichiarazione finale, così come il nuovo confronto con Macron e von der Leyen sui dieci punti, sono visti come elementi positivi dall’inquilina di Palazzo Chigi, consapevole però che le “belle idee” devono diventare “fatti concreti”.
Un fatto concreto, per la presidente del Consiglio, è lo ‘sblocco’ dei fondi alla Tunisia, che la prossima settimana dovrebbe ricevere una prima tranche dei finanziamenti europei. Difficile, però, che si risolva in tempi brevi il braccio di ferro con i possibili aiuti, ben più consistenti, del Fondo monetario internazionale. Per questo la sua proposta è che “l’Europa possa fare una propria iniziativa” svincolando dalle decisioni del Fmi gli 800 milioni di aiuti promessi. Su questo però il dibattito è appena iniziato ed è difficile al momento ipotizzare che ci sia una convergenza. Altro tema al centro del confronto a Malta la nuova governance europea, con l’Italia schierata contro chi vorrebbe norme improntate all’austerity: “Non possiamo – ha ribadito – tornare alle regole del precedente Patto di stabilità: per le nostre economie sarebbe molto pesante da affrontare”. askanews