Politica

Meloni dice “no” a riforma della cittadinanza: non è necessaria

Giorgia Meloni dice “no” alla riforma della cittadinanza. Nel giorno in cui il comitato promotore del referendum per modificare la legge in vigore annuncia il superamento delle 500 mila firme richiesta, da New York la presidente del Consiglio chiude la porta all’ipotesi di modifiche.

“La proposta su cui sono state raccolte le firme – ha detto parlando con i giornalisti a margine dell’Assemblea generale dell’Onu – propone di dimezzare i tempi per la concessione della cittadinanza. Io penso che il termine dei dieci anni sia congruo, penso che l’Italia abbia un’ottima legge sulla cittadinanza, penso che sia dimostrato dal fatto che siamo tra le nazioni europee che concedono ogni anno il maggior numero di cittadinanze agli stranieri. Non ne ravvedo la necessità poi se c’è un referendum quella è democrazia, devono decidere gli italiani e io ho sempre rispetto di quello che decidono gli italiani”.

Meloni appare anche decisamente “fredda” sull’iniziativa degli alleati di Forza Italia, che giovedì riunirà i gruppi per mettere a punto la pdl da sottoporre al centrodestra. “Crediamo che si debba dare la cittadinanza a chi ha studiato in Italia e concluso con profitto un corso di studi di almeno dieci anni”, ha spiegato oggi sempre a New York Tajani. Un’accelerazione che non sembra trovare l’accoglienza entusiasta della premier, che commenta laconicamente: “Non conosco la proposta di legge di Forza Italia”. Nel punto stampa a New York Meloni si è soffermata anche su altre questioni interne, a partire dal rapporto con Stellantis. “Il governo – ha assicurato – farà la sua parte come l’ha sempre fatta soprattutto per aiutare i lavoratori anche dialogando con Stellantis, a patto che le proposte che si portano siano favorevoli per gli interessi italiani”.

Per quanto riguarda l’operazione di Unicredit su Commerzbank, duramente criticata dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, per la presidente del Consiglio “non è una questione che riguarda il governo: abbiamo un mercato unico, nell’Ue c’è un libero mercato”. Poi, aggiunge, “se possiamo coadiuvare soluzioni aiutiamo a coadiuvarle ma non è una materia su cui il governo è in nessun modo coinvolto”. Meloni si è detta anche “ottimista” sulla possibilità che alcune società big tech possano investire nel Paese. Dopo gli incontri dei giorni scorsi con gli amministratori delegati del gruppo Google-Alphabet Sundar Pichai; di Motorola Greg Brown; di Open AI Sam Altman ma anche con Elon Musk “mi pare che ci siano molti spunti sui quali si può efficacemente lavorare” e “sto cercando di capire quali possano essere gli elementi sui quali l’Italia è maggiormente attrattiva”.

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