Il centrodestra dovrebbe stare in Europa “con il perimetro che già conosciamo in Italia, un perimetro di centrodestra”. Dopo le tensioni all’interno del governo e della maggioranza sulle europee e all’indomani dell’incontro ‘chiarificatore’ con Matteo Salvini, oggi Giorgia Meloni è tornata a parlare della corsa per il voto di giugno. Il colloquio di ieri a Palazzo Chigi con il leader della Lega (i due si sono visti anche oggi a Milano al pranzo di Sant’Ambrogio con oltre 500 componenti di famiglie fragili) ha portato a una “tregua” ma la campagna elettorale già iniziata, in cui ogni partito fa corsa solitaria, crea qualche preoccupazione per eventuali ripercussioni sulla stabilità dell’esecutivo. Da qui il richiamo all’unità, lanciato a margine della firma dell’Accordo di coesione con la Regione Lombardia alla Fiera di Rho. C’è il problema che i tre maggiori partiti sono in tre famiglie distinte: Fdi nei conservatori di Ecr (di cui Meloni è presidente), Forza Italia nel Ppe e la Lega in Id.
Ma questo, per la premier, non sembra rappresentare un problema: “Mi fa un po’ sorridere – dice – che si veda come un problema che i partiti di centrodestra siano in famiglie politiche diverse in Europa. È sempre stato così. Non è che quando c’era la maggioranza giallorossa al governo stessero nella stessa famiglia europea. La dinamica delle elezioni europee è molto più complessa: si può far parte di famiglie politiche europee differenti e governare molto bene in Italia e, dico di più, provare a governare insieme con un’Europa diversa dopo le prossime elezioni europee. Il nostro obiettivo – ha proseguito – deve essere far crescere il ruolo dell’Italia in Europa e ragionare di costruire al Parlamento europeo una maggioranza che possa avere una visione compatibile rispetto a quanto abbiamo visto in passato”.
Il punto è però eventualmente cosa fare nel caso in cui (come appare dai sondaggi di questi giorni) nel Parlamento europeo si venissero a creare le condizioni per una nuova maggioranza ‘Ursula’, di cui oggi fa parte il Ppe. “Per quanto riguarda Forza Italia – ha dichiarato oggi l’azzurro Giorgio Mulè – abbiamo dichiarato già da molto tempo e pubblicamente l’assoluta e totale incompatibilità, in qualsiasi scenario, di allearci con partiti come Afd in Germania, Wilders in Olanda e Le Pen in Francia, che hanno idee e valori inconciliabili e in contrasto con la nostra stessa essenza, non tanto di Popolari Europei, ma proprio di persone con diversa sensibilità. Con quei partiti siamo assolutamente incompatibili”.
La Lega, da parte sua, non è certo disposta a mollare gli alleati di Id, riuniti appena domenica scorsa a Firenze, per abbracciare quello che Salvini ha più volte definito “inciucio”. Nel caso di una larga coalizione (magari guidata dall'”amica” Roberta Metsola, anche lei incontrata ieri) cosa farebbe Meloni? Più volte, anche recentemente, ha assicurato che “posso escludere che governerò con i socialisti. Siamo antitetici”. Ma da qui a giugno la strada è lunga: al momento l’obiettivo sembra essere quello di mantenere la linea di unità del centrodestra, rimandando a dopo il voto – e al suo esito – ogni decisione sulle possibili alleanze.