Sulle Ong “è passata la posizione italiana”. Alla vigilia del summit europeo di Granada, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni festeggia il ‘punto’ messo a segno nei confronti della Germania. Nei giorni scorsi era calato il gelo tra Roma e Berlino: prima la notizia dei fondi del governo tedesco alle Ong impegnate nei salvataggi dei migranti in Italia, su cui la premier aveva chiesto “chiarimenti” a Olaf Scholz. Poi l’emendamento, sempre tedesco, a favore delle Ong nel Patto sulle migrazioni e l’asilo. Un “passo indietro”, lo aveva definito subito Meloni, chiedendo una pausa e minacciando un contro-emendamento. Se ufficialmente sono stati giorni di ‘muro contro muro’, sottotraccia le diplomazie hanno lavorato per cercare un compromesso e oggi è arrivata la svolta, con il ritiro dell’emendamento tedesco e la “soddisfazione” della premier.
La ‘pace’ dovrebbe essere suggellata proprio a Granada, in un bilaterale tra Meloni e Scholz. Il tema dei migranti sarà uno di quelli al centro dei due incontri in Spagna dove domani si riunisce la Comunità politica europea e venerdì il Consiglio informale. Meloni, anche sulla scia del consenso registrato al Med9 di Malta, punta a fare passi avanti concreti. “Mi pare che si usino parole chiare quando si dice che i trafficanti di esseri umani non possono decidere chi entra in Europa, perché è una strada chiara quella che l’Europa vuole intraprendere”, ha detto oggi a SkyTg24, aggiungendo che adesso “si tratta di implementare velocemente gli strumenti effettivi, è poi nella velocità di realizzazione che l’Europa deve essere più brava”.
Il sostegno a Kiev
Altro tema al centro della Cpe di domani – a cui interverrà il presidente ucraino Volodymyr Zelensky – sarà quello del sostegno a Kiev. “Io – ha ribadito Meloni – continuo ad essere convinta che sostenere l’Ucraina sia non solo giusto ma anche il modo migliore per difendere l’interesse nazionale italiano”. Il supporto continuerà anche con la fornitura di armi, “compatibilmente con le richieste e con la necessità di non sguarnire la nostra sicurezza”. Però, ha ammesso, la guerra porta “conseguenze” come l’inflazione, i costi dell’energia, le migrazioni, “che impattano fortemente sulle nostre società, e se non siamo bravi ad affrontare quelle conseguenze le opinioni pubbliche continueranno a scricchiolare”.
La polemica sulla sentenza di Catania
Nel corso dell’intervista per i 20 anni di Sky, Meloni ha anche parlato di temi interni, come la polemica sulla sentenza di Catania – contro cui il governo prepara il ricorso – che ha portato alla liberazione di tre migranti tunisini dal Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Pozzallo, in provincia di Ragusa. La premier ha ribadito di ritenere “incomprensibile” la decisione e pur negando che ci sia un “fronte aperto con la magistratura” si è detta “preoccupata” per la “la difesa corporativa” della giudice Iolanda Apostolico.
“I soliti noti”
La presidente del Consiglio è poi tornata a respingere le ipotesi di un governo tecnico, che vorrebbero “i soliti noti” che “hanno beneficiato di una politica debole” e la sinistra “allergica alla democrazia”. Una speranza vana, ha assicurato, perchè il governo continua a lavorare e mette in cantiere le riforme per il 2024: “Vorrei già nella legge di bilancio inserire una prima applicazione della riforma fiscale e immediatamente dopo la legge di bilancio portare la riforma costituzionale”. Infine un primo bilancio su un anno di governo: “Di errori ne avrò fatti diversi, perchè chi fa sbaglia” però l’operato “va valutato alla fine”.