Politica

Meloni invita sindacati a “collaborazione”. Ma ci sono pochi soldi

C’è un’apertura al dialogo, che viene unanimemente apprezzata. Ma anche la conferma che la coperta delle risorse è davvero troppo corta perché delle tante proposte avanzate su pensioni, fisco e costo del lavoro qualcosa possa trovare spazio nella manovra. Giorgia Meloni incontra a palazzo Chigi i sindacati: ci sono i segretari di Cgil, Cisl e Uil – Landini, Sbarra e Bombardieri – e, per la prima volta, anche dell’Ugl Capone. La premier mette in chiaro da subito che per la legge di bilancio “ci si muoverà nell’ambito della Nadef”, senza fare ipotesi o cifre che non siano quelle già presenti nella nota di aggiornamento. Ma in questo primo incontro vuole almeno provare a sgomberare il campo da “preconcetti”. “Abbiamo sempre riconosciuto l’importanza del confronto con le parti sociali. Il nostro approccio è di totale apertura e rispetto. Dove ci porterà questo confronto dipenderà dell’approccio e dalla disponibilità di ciascuno di noi”, dice.

Ipotesi: 141 miliardi da extraprofitti

E’ il tentativo di aprire un canale di “collaborazione” ben sapendo che ci sono davvero pochi soldi per fare altro che non sia tamponare le emergenze. “Stiamo affrontando il momento più difficile della storia repubblicana e questo richiede da parte di tutti un supplemento di responsabilità”, sostiene, sottolineando come “nel rispetto delle diverse convinzioni” sia “necessario provare a ragionare tutti nella stessa direzione: la difesa dell’interesse generale”. Per le parti sociali la soluzione per trovare altre risorse è tassare gli extraprofitti, non soltanto quelli delle aziende energetiche. “Si potrebbero ricavare 14 miliardi”, spiega il segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri. Nel merito non si entra, i sindacati pongono il tema delle pensioni e la presidente del Consiglio annuisce. “Siamo nel mezzo di una crisi internazionale sociale, usciamo da una pandemia, c’è una crisi energetica in corso, un aumento dei costi delle materie prime, una inflazione vicina al 10%, salari per lo più inadeguati, pensioni di oggi basse, e quelle future rischiano di essere inesistenti”, afferma. Negli interlocutori resta la convinzione che, al di là del problema delle risorse, a frenare l’iniziativa ci sia anche la spaccatura nel governo sulle ricette da utilizzare.

Intervenire sul cuneo fiscale

In cima alla sua lista, la premier mette la questione del lavoro. A cominciare dal tema della sicurezza – su cui i sindacati spiegano di aver trovato orecchie attente – ma anche la necessità di contrastare la disoccupazione. “In questo momento la priorità delle priorità è il lavoro, la grande criticità italiana. L’Italia – sottolinea – ha tra i tassi più bassi di occupazione dell’Occidente, ha tra i più bassi tassi di lavoro femminile, tra i più alti tassi di lavoro nero”. Ma c’è anche il tema del costo del lavoro, caro ai sindacati che chiedono di intervenire sul cuneo fiscale per agevolare sia dipendenti che imprese. Meloni ammette che la tassazione sul lavoro “è un grande freno” e promette che affronterà il problema anche se quella che ha davanti “è una situazione non facile”. Alla fine resta in sospeso l’ipotesi di un nuovo incontro quando si entrerà nel merito delle misure della manovra, ma la presidente del Consiglio ammette che i tempi per un confronto vero e nel merito sono davvero ristretti. Anche per questo Maurizio Landini annota di aver trovato “disponibilità ma nessuna risposta” mentre Luigi Sbarra parla di “riunione positiva” e di “impegno a valorizzare il dialogo sociale”.

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