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Meloni irritata per strappo Fi su La Russa: trattativa sul Governo non si riapre

La giornata era cominciata in un modo un po’ diverso, con la promessa di Silvio Berlusconi, fatta personalmente in un faccia a faccia con Giorgia Meloni, che Forza Italia avrebbe votato Ignazio La Russa come presidente del Senato. E’ finita invece che gli azzurri si sono sfilati, che la seconda carica dello Stato è stata eletta comunque grazie al ‘soccorso’ esterno, e che tra i due alleati la tensione è sempre più forte. Da una parte c’è infatti l’ex presidente del Consiglio che continua a ribadire la propria insoddisfazione per il “metodo” usato, che tradotto significa che trova insopportabili i veti su alcuni nomi per il governo, a cominciare da quello di Licia Ronzulli. Dall’altra c’è la futura premier che ai suoi consegna un messaggio molto chiaro: “La trattativa non si riapre”.

Raccontano che Giorgia Meloni sia molto irritata per la ‘giravolta’ di Berlusconi, anche perché già nell’incontro di ieri sera a villa Grande aveva messo in chiaro che la senatrice azzurra non avrebbe fatto parte della squadra di governo. Come a dire, i patti erano già chiari. Tuttavia, arrivato al Senato, il presidente di Fi ha illustrato ai suoi parlamentari l’esito dei colloqui e a quel punto – sebbene non tutti fossero d’accordo – è prevalsa la linea di chi chiedeva di mandare “un segnale” non partecipando al voto. L’idea era quella di dimostrare il ruolo fondamentale dei voti azzurri e di riaprire la discussione prima della seconda votazione: la stessa decisione di Berlusconi di rispondere alla chiama (insieme a Casellati) secondo la narrazione di Fi doveva essere proprio la dimostrazione di una apertura a discutere. Alla fine però quei 16 voti mancati sono risultati ininfluenti e, dunque, la strada scelta fallimentare.

Berlusconi spiegherà poi che la mossa era stata pensata sapendo che i consensi per La Russa sarebbero stati comunque sufficienti, così come da Fdi si dirà che poiché Forza Italia è il Cavaliere e lui ha votato problemi politici non ce ne sono. Ma è solo polvere nascosta sotto il tappeto, tanto che nella serata di ieri Meloni torna a incontrare Matteo Salvini mentre negli stessi minuti un suo fedelissimo confida: “Conoscendola, non credo proprio che Giorgia abbia alcuna voglia di mettersi a discutere di nuovo con Forza Italia”. In chiaro, la futura premier spiega che per lei “quello che conta sono i risultati e mi pare che dicano con chiarezza che sono intenzionata a dare a questa nazione, se ne avrò occasione, un governo autorevole”. Con una postilla che suona come un messaggio a Fi: “Non intendo fermarmi di fronte a questioni che sono secondarie”.

A questo punto, lo stesso partito azzurro è diviso ed è già partito il primo processo sulla strategia scelta e su chi ha insistito per attuarla. Ma c’è anche chi, soprattutto quelli che considerano il no a Ronzulli ministro come uno smacco insopportabile, che spingono per ripetere la stessa mossa oggi in mattina in occasione del voto su Lorenzo Fontana come presidente della Camera. La Russa – è più o meno il ragionamento – è stato eletto con dei voti aggiuntivi, ma se Meloni vuole governare deve comunque fare i conti con noi. Il tema sarà infatti oggetto di discussione nel corso di una cena di Berlusconi con senatori e dirigenti del partito. Poi ci sarà un’altra nottata, e chissà quale consiglio porterà.

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redazione