Non c’è uno “scontro” tra governo e magistratura, ma c’è una “piccola parte” delle toghe che contrasta i provvedimenti del governo, con una visione ‘politica’. Da Dubai la presidente del Consiglio Giorgia Meloni affronta il tema del rapporto con i magistrati per la prima volta dopo le polemiche dei giorni scorsi sulle dichiarazioni del ministro della Difesa Guido Crosetto – che in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ aveva adombrato l’esistenza di una “opposizione giudiziaria” contro l’esecutivo – e sul rinvio a giudizio del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro per il ‘caso’ Cospito. E le sue parole non sembrano destinate a riportare il sereno.
Per quanto riguarda le affermazioni di Crosetto, Meloni dice di ritenere che “non ci sia uno scontro tra politica e magistratura”, anche perchè “per chi viene da destra chi serve lo Stato è sempre un punto di riferimento”. Questo però, aggiunge, “non significa non segnalare che in ogni ambito ci sono dei problemi e il problema è che una piccola parte della magistratura ritiene che i provvedimenti di alcuni governi che non sono in linea con una certa visione del mondo debbano essere contrastati, come è accaduto ad esempio sull’immigrazione”. Il riferimento è alla giudice di Catania Iolanda Apostolico, che lo scorso ottobre aveva annullato il trattenimento di alcuni migranti perchè in contrasto con le norme Ue. Per Meloni il governo ha fin dall’inizio “lavorato per rafforzare la magistratura nel fare il proprio lavoro, nella lotta alla mafia” e lei è “schierata con la stragrande maggioranza dei magistrati che pensa che il lavoro sia questo e non contestare le scelte della politica”.
Un altro esempio di contestazione “fuori misura”, per lei, è quella sulle riforme costituzionali e, in particolare, su quella per il premierato da poco varata dal governo. Nei giorni scorsi, tra gli altri, era stato il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia a segnalare “uno sbilanciamento e uno squilibrio a favore del potere esecutivo”. Per la premier è “fuori dalle righe” dire che la riforma “ha una deriva anti-democratica”, si tratta di “dichiarazioni che vanno bene per la politica” e non per dei magistrati. Questo non vuol dire che non si possa criticare la riforma. Ad esempio “le parole di Gianni Letta non le ho viste come parole di contrasto, come a voler creare dei problemi”, anche se i rilievi dell’ex braccio destro di Berlusconi “in parte sono condivisibili e in parte no”. Sicuramente, spiega, Letta sbaglia sull’eventuale limitazione dei poteri del capo dello Stato, perchè la riforma “è stata scritta in maniera tale da non toccare i poteri del presidente”.
Comunque, conclude, “gli italiani ci diranno se la condividono o no”.
Meloni, incalzata dai cronisti, difende poi Delmastro, rinviato a giudizio con l’accusa di aver fornito documenti riservati del Dap sull’anarchico Alfredo Cospito al collega di partito Giovanni Donzelli, che ne ha poi parlato in Parlamento. Le opposizioni chiedono le dimissioni del sottosegretario, una richiesta che per la presidente del Consiglio va respinta al mittente: “Il giudice – puntualizza – ritiene che Delmastro debba essere rinviato a giudizio, il pm per due volte si è espresso per l’archiviazione”, dunque per chiedere le dimissioni “è il caso di aspettare una sentenza di condanna passata in giudicato, eventualmente, per ritenerlo colpevole”. askanews