Ieri, in mattinata, un attacco, in stile iper atlantista, alla Russia e ai “referendum farsa” di Vladimir Putin. Poi, l’impegno a unire gli italiani “perché questo non è il tempo di polemiche strumentali e divisioni, ma quello della responsabilità”. Il primo arriva attraverso un comunicato ufficiale, il secondo con un post su Facebook. Oggi, però, per la prima volta dalla notte della vittoria elettorale, Giorgia Meloni tornerà a parlare in pubblico. Lo farà a Milano, ospite di Coldiretti. Non una scelta casuale: perché la platea è perfetta per affrontare il problema del caro energia. Un tema di “vitale importanza per l’Italia” e sul quale, sottolinea, continua ad auspicare “la compattezza di tutte le forze politiche”.
E tutto ciò, dettaglio non trascurabile, potendosi sottrarre a domande sulla annosa questione della formazione del governo. Insomma, per mostrare la postura di chi ha la testa sui problemi di famiglie e imprese e non sul toto-ministri e sul gioco delle poltrone. La premier in pectore lo ribadisce anche lasciando gli uffici della Camera. Sulla composizione della squadra, spiega, “non c’è niente da dire” mentre adesso la “priorità” sono bollette e caro energia. Anche per questo in queste ore ha avuto contatti con il ministro Roberto Cingolani, impegnato a Bruxelles proprio su questo fronte. Ma le smentite di rito devono comunque fare i conti con il timing della formazione dell’esecutivo e con la necessità di non sprecare tempo e di avere un governo nel pieno delle sue funzioni prima della fine di ottobre. Nel pomeriggio Meloni ha visto alla Camera molti dirigenti del suo partito, da Ignazio La Russa a Raffaele Fitto. E viene considerato “molto probabile” un incontro oggi a Milano con Silvio Berlusconi.
Ieri peraltro il presidente di Forza Italia ha incontrato ad Arcore Matteo Salvini. Il leader della Lega avrebbe cercato sponda per vincere le resistenze di Meloni e perorare la causa di un suo ritorno al Viminale, anche se ormai in molti lo raccontano come rassegnato a un piano B purché si tratti di una posizione di peso. Ma l’ex premier, pur avendo ribadito il rapporto privilegiato, è convinto che Forza Italia abbia più interesse a giocarsi la partita dei ministeri in proprio, a fare pesare il suo inatteso risultato elettorale sebbene il numero di parlamentari eletti sia più ridotto di quello della Lega.
All’uno e all’altro degli alleati, comunque, dovrebbero essere riservati quattro ministeri. Meloni punta ad avere dei tecnici in alcuni ruoli chiave. Prima di tutto l’Economia, dove il sogno resta quello di Fabio Panetta, poi gli Esteri, dove salgono le quotazioni di Elisabetta Belloni in alternativa a Stefano Pontecorvo. Così come per disinnescare la mina Viminale in testa ci sarebbe sempre l’idea di Matteo Piantedosi, magari con un vice leghista come Nicola Molteni.