Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Gianluca Ciriani, assicura che “era tutto stato messo in conto”. E in effetti raccontano che, quando durante le riunioni di maggioranza sulla manovra, il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, disse che non prorogare il taglio delle accise sulla benzina avrebbe causato un malcontento che non andava sottovalutato, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, spiegò che con le risorse a disposizione non si poteva fare diversamente, che il governo doveva dare almeno un “segnale politico” puntando sulle norme a favore di famiglie e imprese. Eppure, il grande dibattito che si è aperto – sui media e nell’opinione pubblica – dopo che il 1 gennaio i prezzi sono saliti, ha fatto scattare l’allerta a palazzo Chigi che si trova a fare i conti con la prima vera scelta trasversalmente impopolare. Per questo, dopo la decisione di varare il decreto sulla trasparenza, che obbligando i distributori a esporre il prezzo medio giornaliero punta di fatto tutto sull’effetto dissuasione, Giorgia Meloni decide di difendere in prima persona le scelte del governo pubblicando una puntata monotematica del suo diario.
“Il taglio delle accise costa un miliardo al mese, dunque 10 miliardi l’anno. Invece di spalmare 10 miliardi, noi abbiamo deciso di concentrare le risorse in manovra su chi ne aveva più bisogno. Abbiamo fatto una scelta che rivendico e che è di giustizia sociale”, dice. Ma c’è un passaggio del video, in particolare, a finire nel mirino dei partiti di minoranza. Ed è quello in cui la premier spiega che il famoso video alla pompa di benzina in cui parlava della necessità di ridurre le accise era del 2019, prima che il mondo cambiasse, e di non aver mai fatto promesse del genere in questa campagna elettorale. Parole che le opposizioni contestano, andando a recuperare il passaggio del programma di Fratelli d’Italia in cui si parla esplicitamente di “sterilizzazione delle entrate dello Stato da imposte su energie e carburanti, e automatica riduzione di Iva e accise”.
Critiche a cui la presidente del Consiglio controreplica sempre via social con un post: “Significa che se hai maggiori entrate dall’aumento dei prezzi del carburante le utilizzi per abbassare le tasse. Ma noi non avevamo maggiori entrate, ovviamente. Quindi si tratta di un impegno molto diverso dal ‘taglieremo le accise’. Obiettivo che continuiamo a condividere e sul quale lavoreremo, ma impegno che nell’attuale contesto non potevamo prenderci”, scrive. A irritare la premier non sarebbe stata solo l’alzata di scudi dell’opposizione, ma anche le posizioni degli alleati che – spiega un esponente di Fdi – si sono comportati come se la decisione di destinare le risorse altrove non fosse condivisa.
Una narrazione alternativa che Meloni ha cercato di bloccare anche con il suo video mattutino. In particolare nelle file di Forza Italia, tuttavia, ci sarebbero ancora dei dubbi sulla strada scelta. L’idea, viene spiegato, è che “il problema non si risolve mettendo un cartellone in più o inasprendo le pene”. “La speculazione – spiega il deputato azzurro Luca Squeri – non esiste, tant’è che i prezzi della prima settimana di gennaio rispetto a quella precedente hanno registrato un aumento alla pompa inferiore all’incremento delle accise”, piuttosto – spiega – bisogna “riformare il settore” e confrontarsi “con i gestori e capire la loro criticità”.