Meloni: spero in un’Europa diversa. Draghi? Parlarne ora è filosofia

Meloni: spero in un’Europa diversa. Draghi? Parlarne ora è filosofia
Giorgia Meloni
18 aprile 2024

Una “Europa diversa” dopo il voto di giugno. E’ quella che auspica Giorgia Meloni, che a Bruxelles allontana lo ‘spettro’ di Mario Draghi e di un suo possibile ruolo di vertice in Ue. Un dibattito che è “filosofia” in questa fase, secondo la premier. La presidente del Consiglio lascia Bruxelles al termine di un Consiglio straordinario durato più del previsto (e per questo deve annullare la visita al Salone del Mobile) ma a tenere banco nel punto stampa finale – più che i contenuti del vertice – sono appunto Draghi e le polemiche politiche italiane. L’ex presidente della Bce, due giorni fa, ha fatto un discorso in cui ha auspicato un “cambiamento radicale” dell’Ue. Parole che sono suonate un po’ come un discorso programmatico in vista di un eventuale ruolo di primo piano, in Consiglio o alla Commissione. Draghi, ha detto Meloni, è “molto autorevole” e “sono contenta che si parli di un italiano” ma è “filosofia buona per i titoli dei giornali e per fare la campagna elettorale”.

 

Le “fake news”

 

La realtà però è che sono i cittadini che “stabiliscono quali sono le maggioranze possibili” e il suo auspicio è che le urne portino “un’Ue diversa, più capace di rispondere alle grandi sfide”. Del resto, è stata la velata critica all’ex banchiere ma anche a Enrico Letta – che oggi ha presentato il suo rapporto sulla competitività – anche loro che “fino a ieri ci dicevano che andava tutto bene oggi fanno i conti con il fatto che le priorità sono altre”. Al centro dell’attenzione anche le polemiche interne all’Italia e la premier se la prende, anche accalorandosi, con quelle che definisce “fake news” contro il governo, che “rimbalzano all’estero, raccontano un’Italia in cui ci sarebbe qualche deriva e non credo che ci facciamo complessivamente come nazione una bella figura”. Tra queste l’elenco che fa è lungo: l’aborto, la par condicio, la Rai, l’emendamento sulla diffamazione, la possibile vendita dell’Agi da parte di Eni.

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Rai e Agi

 

Sull’aborto, in particolare sull’accesso delle associazioni pro vita nei consultori, “l’emendamento al dl Pnrr ricalca il testo della legge 194” che è una legge “equilibrata” che “non vogliamo cambiare” mentre forse vuol farlo “la sinistra”. Per quanto riguarda la par condicio, “il regolamento è rimasto quello che c’era prima” e quindi “sono emendamenti votati dai partiti di opposizione”. La Rai? Non è ‘TeleMeloni’, garantisce, mentre al contrario “Fdi è stato l’unico partito di opposizione che per la prima volta nella storia della Repubblica e della Rai fu cacciato dal Cda”. Anche sulla diffamazione la sinistra e parte dei media diffondono “fake news” per la premier perché “il carcere per i giornalisti per diffamazione c’è e c’è una legge di Fdi che lo sta togliendo”. Infine la questione dell’Agi e della trattativa tra Eni e il gruppo Angelucci. Non è stata lei, garantisce, ad aver “dato l’input” della cessione, anzi “non so se esiste una trattativa, non me ne sono occupata e non mi interessa”.

Ilaria Salis

 

Sarebbe poi “sensato” – nota – chiedersi se sia “normale che una partecipata statale detenga un’agenzia di stampa” ma “non l’ho comprata io l’Agi”. Meloni poi si spazientisce un po’ a una domanda sul 25 aprile e sul fascismo. Spiega che celebrerà la ricorrenza con il “massimo rispetto del mio ruolo” ma sul fascismo quello che pensa “l’ho detto cento volte e non penso di doverlo ripetere, così potete continuare a ripetere che sono una pericolosa fascista e mi aiutate anche, visto che penso che la gente che vede il lavoro di questo governo si renda conto che gli estremisti stanno da un’altra parte”. Tra le domande anche il caso di Ilaria Salis, che sarà candidata alle europee con Avs. “Non credo – spiega – che cambi nulla rispetto al lavoro che il governo sta facendo” però “la politicizzazione della materia non so quanto aiuti la risoluzione del caso. Ma ognuno fa le scelte che vuole fare”.

Il Piano Mattei

 

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Infine, sui contenuti del vertice, la premier si dice soddisfatta per il “sostegno” garantito al Libano, come era stato chiesto dall’Italia. Per quanto riguarda il tema della competitività, affrontato oggi, il rapporto Letta è “molto interessante” con temi “che prendono spunto anche dall’azione del governo italiano”: “la necessità di rafforzare l’industria europea”; il riferimento all’indipendenza strategica, “in particolare sull’energia e sulle reti di connessione che è il lavoro che facciamo con il Piano Mattei”; il tema della natalità e quello del contrasto alla fuga dei cervelli. La questione centrale è trovare le risorse e su questo alla fine – rivendica – è passata una “proposta anche italiana che spingeva sulla necessità di lavorare sull’unione dei mercati dei capitali”.

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