Anche la segretaria nazionale di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, mette nel mirino l’azienda della famiglia Renzi, beneficiaria di un finanziamento da circa 313.000 euro dalla Bcc di Pontassieve nel 2009, garantito da Fidi Toscana nell’estate dello stesso anno (quando Renzi era diventato sindaco di Firenze) e rimborsato dal fondo di garanzia centrale per 236.000 euro. Una forma di fideiussione che è stata sbloccata dal ministero dello Sviluppo Economico nel giugno 2014, ovvero in un momento nel quale Matteo Renzi era già in carica come presidente del Consiglio. Proprio Renzi è uno dei tre destinatari dell’atto ispettivo di Meloni, con richiesta di risposta scritta, insieme al ministero dell’Economia e al ministero dello Sviluppo Economico. Per Meloni “Noi chiediamo che lo Stato verifichi se, come sembra, il prestito garantito alla società della famiglia Renzi grazie a una garanzia pubblica e che oggi stanno pagando i cittadini sia stato garantito tramite irregolarità, perché questo comporterebbe un danno erariale e la necessità che lo Stato recuperi le somme che sono state erogate”. “C’è un procedimento aperto di cui si occupa la magistratura; non entro nel merito di operazioni che sembrano poco trasparenti, voglio però entrare nel merito del fatto che ci sono più di duecentomila euro messi dallo Stato per coprire i debiti della società della famiglia del presidente del Consiglio, che sarebbero stati concessi a garanzia senza il rispetto almeno delle formalità”. “Se il premier vuole dare un segnale di discontinuità con tante cosa che non ci sono piaciute nella politica italiana nei suoi decenni forze portrebbe essere questo un bel segnale”.