Meloni tira dritto su migranti e Ucraina: “Italia protagonista in Ue”

Meloni tira dritto su migranti e Ucraina: “Italia protagonista in Ue”
Il Senato della Repubblica italiana
21 marzo 2023

Sul naufragio di Cutro “la mia coscienza è perfettamente a posto”. Giorgia Meloni lo ribadisce in Aula al Senato, nelle sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo, in un intervento dedicato in gran parte al tema dei migranti. Tema che però non figura nell’ordine del giorno provvisorio pubblicato sul sito del summit in programma giovedì e venerdì a Bruxelles. La riunione avrà in agenda, esordisce Meloni, “sfide prioritarie”: “l’Ucraina, il mercato unico, l’energia, la competitività, le migrazioni” e l’Italia “ha tutte le carte in regola per recitare un ruolo da protagonista e non da comprimario”.

Il tema che più sta a cuore al governo è quello dei migranti, una “emergenza che sta diventando strutturale”. Il piano messo a punto dalla Commissione è “un passo avanti” ma l’Italia non è ancora “soddisfatta” perché “non c’è più un solo minuto da perdere” per rendere concrete le indicazioni emerse dal Consiglio straordinario di febbraio. La premier, che si dice “certa di avere con me la maggioranza degli italiani”, invita l’opposizione alla responsabilità: non deve mettere “in cattiva luce” il Paese “per colpire l’avversario”. La senatrice Pd Tatjana Rojc, però, nel dibattito, la accusa per la strage di Cutro, citando Pier Paolo Pasolini e il suo “Io so. Ma non ho le prove”. Parole che provocano la durissima reazione di Meloni: “Ho la coscienza a posto – replica – avete stabilito un colpevole senza prove, non esistono prove che il governo italiano poteva di più. Sono una madre”.

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Su Kiev è con il M5s che si accende lo scontro (anche se è la posizione della Lega a creare qualche apprensione nel governo).
Meloni nel suo intervento assicura che “il sostegno all’Ucraina e alla sua popolazione sarà assicurato in ogni ambito” senza badare a “gradimento” e “consenso”. Ed è “falso” e “puerile”, attacca, dire che “l’Italia spende soldi per le armi sottraendoli alle necessità dei cittadini”. Dunque l’Italia sta saldamente con la Nato, anche se ci sono partiti (come appunto il M5s, incalza) che “prediligerebbero un’alleanza più stretta magari con la Cina” e che hanno “due facce”, una in privato e una in pubblico. Come Giuseppe Conte, a cui rivolge un attacco diretto. “Ho sentito dire – scandisce – che vado a prendere ordini in Europa. Non mi vedrà mai, preferisco dimettermi che presentarmi al cospetto dei miei omologhi europei come Conte che andò da Merkel a dire che i Cinquestelle erano ragazzi ma alla fine avrebbero fatto quello che chiedevano”.

Altro tema centrale all’ordine del giorno del Consiglio è quello dell’economia, con l’Italia schierata sul fronte contrario a un ampio allentamento dei vincoli agli aiuti di Stato. La posizione che ribadirà sarà che serve “flessibilità nell’uso dei fondi esistenti”, “compreso il Pnrr”, con aiuti di Stato “circoscritti e temporanei”. In prospettiva, però, la questione centrale è quella della revisione del Patto di stabilità e crescita che, per Meloni, deve essere completata entro il 2023, con “regole nuove” che devono dare “maggiore attenzione” alla crescita e minore alla stabilità perché “il tempo dell’austerità è finito”. Per quanto riguarda il capitolo energia, si dice “fiera” del lavoro fatto dall’Italia per fissare un tetto al prezzo del gas ma è critica sul percorso indicato da Bruxelles nella transizione green.

Il processo verso un’economia verde, sottolinea, “deve essere sostenibile dal punto di vista sociale ed economico” e dunque “ci opponiamo a proposte che si traducono come una penalizzazione delle nostre imprese e ci costringono a nuove dipendenze”. E’ il caso, ad esempio, dello stop (al momento sospeso) alla vendita di auto a benzina e diesel dal 2035, su cui l’Italia non “subisce i processi” ma cerca di creare alleanze. Ma è anche il caso della direttiva sulle case green, che “rischia di diventare una tassa patrimoniale”. “La voce dell’Italia è e sarà sempre più una voce forte in Ue”, conclude la presidente del Consiglio incassando il sì alla risoluzione della maggioranza ma anche a parte di quella presentata dal Terzo polo. Adesso la partita si sposta a Bruxelles.

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