La prima volta in trasferta a Bruxelles, per sua stessa ammissione, Giorgia Meloni aveva voluto soprattutto dimostrare che in Italia al governo “non sono arrivati i marziani”. Il secondo faccia a faccia con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen – questa volta ‘in casa’ – ha un sapore diverso. La presenza a Roma della leader europea per partecipare alla presentazione del libro che raccoglie i discorsi di David Sassoli, si trasforma in un’occasione per cominciare a impostare un rapporto più diretto. Sin dai saluti, sotto i portici del cortile di palazzo Chigi per ripararsi dalla pioggia battente, c’è meno protocollo e più confidenza di tre mesi fa. In poco più di un ora di colloquio, alla presenza del ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto, i dossier toccati sono stati molti anche se – viene spiegato – per nessuno dei file aperti si è scesi troppo nel merito. Alla fine da palazzo Chigi parlano di “clima molto positivo”. Ma d’altra parte, per Giorgia Meloni, è l’incontro in sé, la photo opportunity con entrambe sorridenti, il vero risultato incamerato.
In cima all’agenda del colloquio, per l’Italia, soprattutto il Pnrr. Il governo si è presentato all’appuntamento convinto di aver dimostrato, con il raggiungimento degli obiettivi del 2022, una affidabilità che rende più agevoli le trattative sulla richiesta di “implementazione” del Piano, ossia su eventuali rimodulazioni che tengano conto della difficoltà di “mettere a terra” i progetti a causa dell’enorme aumento delle materie prime. E von der Leyen, viene riferito da fonti italiane, avrebbe riconosciuto all’esecutivo il lavoro fatto in questi mesi, facendo un’apertura di credito sulle modifiche purché non si tocchino i macro obiettivi, chiedendo però di andare avanti sulla strada del rispetto delle scadenze. Non a caso, nel comunicato diramato alla fine, si spiega che è stato “riaffermato l’impegno del governo italiano sul Pnrr”.
Ma l’incontro aveva all’ordine del giorno soprattutto i temi che saranno al centro del Consiglio europeo straordinario di febbraio: migranti e risposta all’Inflaction reduction act americano. Nella nota finale ci si limita a parlare di “ottima occasione per uno scambio di vedute”, formula che già lascia capire che non si è andati molto oltre una disamina della questione. Il primo è tema delicato per l’Italia e il faccia a faccia non ha certo portato a passi avanti. Sul fatto che serva una risposta europea sono tutti d’accordo, ma su quale debba essere, le soluzioni sono diverse. Per ora il governo continua a dirsi soddisfatto del fatto stesso che, per la prima volta, una riunione dei 27 sarà dedicata proprio a questo argomento.
Maggiore sintonia tra Meloni e la Commissione europea sulla strada per sostenere le imprese europee dopo il maxi piano statunitense di sostegno alle proprie. Von der Leyen vorrebbe una risposta comunitaria, l’Italia chiede che però un allentamento sugli aiuti di Stato non finisca per agevolare chi, come Germania e Olanda, ha una maggiore spazio fiscale. Il governo sostiene invece l’idea di palazzo Berlaymont della creazione di un fondo sovrano.