Giorgia Meloni è attesa questa sera a Bruxelles, dove da domani parteciperà al Consiglio europero che si chiuderà venerdì. I temi all’ordine del giorno (più vago rispetto al solito) sono Ucraina; competitività, mercato unico ed economia; energia, mentre il dossier che sta più a cuore al governo, quello dei migranti, al momento è finito nel cassetto delle “varie ed eventuali”. Sul punto, nella lettera di invito ai leader, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha scritto che ci sarà un “breve aggiornamento” (short debrief) da parte della Commissione. Meloni è però intenzionata a non far scivolare via l’argomento nel dibattito.
Per la premier, di fronte a una “emergenza che sta diventando strutturale”, il piano messo a punto dalla Commissione è “un passo avanti” ma l’Italia non è ancora “soddisfatta” perché “non c’è più un solo minuto da perdere”. L’obiettivo è tornare da Bruxelles con in mano qualche intervento concreto, ma non sarà facile. Sull’Ucraina la presidente del Consiglio non cambia di un millimetro la linea adottata dall’Italia dall’inizio del conflitto: “Il sostegno all’Ucraina e alla sua popolazione sarà assicurato in ogni ambito” senza badare a “gradimento” e “consenso”, ha detto nelle comunicazioni alle Camere. Altro tema centrale all’ordine del giorno del Consiglio è quello dell’economia, con l’Italia schierata sul fronte contrario a un semplice e ampio allentamento dei vincoli agli aiuti di Stato.
La posizione che ribadirà sarà che serve “flessibilità nell’uso dei fondi esistenti”, “compreso il Pnrr”, con aiuti di Stato “circoscritti e temporanei”. In prospettiva, però, la questione centrale è quella della revisione del Patto di stabilità e crescita che, per Meloni, deve essere completata entro il 2023, con “regole nuove” che devono dare “maggiore attenzione” alla crescita e minore alla stabilità perchè “il tempo dell’austerità è finito”. E invece, è la critica rivolta a Bruxelles, rispetto alla proposta della Commissione, che già non apprezzava molto, adesso “si rischia anche di tornare indietro”. Sull’energia e la transizione verde, Roma ha una posizione critica rispetto alle proposte di Bruxelles, in particolare su temi come lo stop alla vendita di auto a benzina e diesel dal 2035 e sulla direttiva sulle case green. L’Italia condivide gli obiettivi della transizione ma il percorso verso un’economia verde “deve essere sostenibile dal punto di vista sociale ed economico”.
Ad esempio sulle case green, ha sottolineato stamani alla Camera, porre dei target in “assenza di contributi” specifici “rischia di risolvere questa fattispecie in un ulteriore onere molto complesso in un momento molto difficile”. Su queste posizioni, negli ultimi giorni, Meloni ha cercato di creare un consenso o almeno di smussare gli angoli più acuti sentendo il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis, il premier polacco Mateusz Morawiecki e Ursula von der Leyen.
La presidente del Consiglio, in particolare, ha sensibilizzato la presidente della Commissione sul rischio default della Tunisia, che porterebbe a una destabilizzazione dell’area con conseguenze anche sulle migrazioni: “Se non si interviene rischiamo di avere un flusso che nessuno potrebbe governare”, è l’allarme lanciato da Meloni che domani von der Leyen dovrebbe riprendere nella sua relazione. Fuori sacco, secondo quanto si apprende, Meloni vorrebbe approfittare del vertice per uno scambio di vedute con le istituzioni europee sul tema dei balneari. L’intenzione, infatti, è quella di procedere d’intesa con Bruxelles sui prossimi passi che il governo farà sul dossier.