Politica

Meloni vuole chiudere partita Rai prima di pausa. Si tratta ancora

L’obiettivo è chiudere la partita prima della pausa estiva. E’ la mission che dalla Cina, dove è impegnata in una visita ufficiale, Giorgia Meloni ha affidato a chi si sta occupando di sbrogliare la matassa Rai. I tempi a disposizione sono stretti, ma non strettissimi. Sulla carta, insomma, è ancora possibile che Camera e Senato si riuniscano prima dello stop per eleggere, due ciascuna, i quattro consiglieri d’amministrazione di nomina parlamentare. Altri due sono designati dal Consiglio dei ministri su proposta del ministro dell`Economia e un settimo dall`assemblea dei dipendenti Rai.

Tra deputati e senatori continua a circolare l’ipotesi di una seduta ad hoc da tenere mercoledì, che al momento non è però in calendario: prima, quindi, dovrebbero essere convocate le rispettive capigruppo. Se accelerazione ci sarà, insomma, dipenderà dall’esito delle trattative in corso soprattutto all’interno della maggioranza. La questione non è tanto quella dei consiglieri da eleggere: lo schema prevede che uno vada a Fdi, l’altro alla Lega e due all’opposizione. Peraltro, ciascun parlamentare deve scrivere sulla scheda un solo nome e a essere eletti sono semplicemente i più votati, senza quorum. Tuttavia, subito dopo si aprirebbe il secondo tempo della partita. La legge stabilisce infatti che il presidente venga eletto dal consiglio di amministrazione tra i suoi stessi componenti ma che la nomina debba poi ottenere il placet dei due terzi della commissione di Vigilanza.

Questo significa non soltanto che ci dovrà essere una forma di accordo con l’opposizione, ma soprattutto che non ci dovranno essere defezioni all’interno della maggioranza. Con una variabile non da poco: il voto avviene infatti a scrutinio segreto. Ed è esattamente qui che entrano in gioco le trattative all’interno del centrodestra. A Fratelli d’Italia dovrebbe andare infatti l’amministratore delegato, ovvero Giampaolo Rossi, mentre il ruolo di presidente dovrebbe spettare a Forza Italia e il nome è quello di Simona Agnes. La Lega tuttavia rivendica per sé il ruolo di direttore generale (attualmente ricoperto proprio da Rossi). I meloniani però fanno notare che si tratta di una nomina che può anche non essere fatta e comunque si tratterebbe di una figura di fiducia dello stesso amministratore delegato.

“E’ come se Salvini – semplifica un esponente di Fdi – volesse imporre alla premier un suo sottosegretario alla presidenza del Consiglio”. L’idea, nel partito di maggioranza relativa, è che le compensazioni per il Carroccio ci potranno essere quando si tratterà di assegnare i vari ruoli apicali. “Anche perché loro avrebbero già un consigliere”, si sottolinea. Il nodo resta però appunto quello del voto in Vigilanza, al quale Giorgia Meloni punta ad arrivare senza sorprese. Si vuole insomma evitare quello che successe nel 2018 con l’allora presidente Vincenzo Foa che si vide bocciare la nomina e fu costretto a passare attraverso una seconda votazione. I quell’occasione, raccontano le cronache, conti alla mano era mancato un voto anche dalla sua stessa maggioranza. Il momento nella coalizione, è il ragionamento di Fdi, vede già troppi fronti aperti, “non abbiamo davvero bisogno di una figuraccia del genere”.

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it
Condividi
Pubblicato da