Meno porto d’armi difesa, no per caccia

Meno porto d’armi difesa, no per caccia
4 maggio 2017

Quante armi sono in circolazione in Italia? Le nuove norme sulla legittima difesa approvate alla Camera, se confermate anche al Senato, saranno un incentivo per i cittadini all’acquisto di armi da tenere in casa contro i rapinatori? Sarà il via a una corsa alle armerie? E presto per dirlo. Probabilmente non sarà cosi. Una cosa però è certa: non è proprio facile, ad oggi, fare una stima attendibile sul numero di possessori di armi in Italia. Nel 2008, l’Eurispes parlava di 10 milioni di armi legali presenti in Italia con almeno quattro milioni di famiglie ‘armate’. Una stima ormai datata. I numeri più recenti del ministero dell’Interno risalgono al 2015. Cosa dicono? Che le licenze censite per la detenzione di armi legali per la difesa personale (corte e lunghe) due anni fa erano di poco inferiore alle 20 mila unità (19.212 armi corte, 772 lunghe). In pratica, certificano un crollo rispetto al 2002, anno nel quale i detentori di licenze per armi destinato alla difesa personale erano 47.556. Come si spiega questa forte dimuzione, in un periodo peraltro segnato da un vero e proprio boom di iscrizioni ai poligoni di tiro in diverse aree del paese? La risposta non è semplice anche se di pari passo salta gli occhi che questo forte calo si registra un crescente aumento (esponenziale) delle licenze per uso sportivo e per le attività venatorie.

In un solo anno – parliamo sempre del 2015 – le licenze per armi per uso caccia sono aumentate nientemeno che di circa 100 mila unità; dalle 689.019 del 2014 alle 774.679 dell’anno successivo. Un incremento quanto meno anomalo. Un balzo significativo che si registra anche nel caso delle licenze per la detenzione di armi per uso sportivo. In un anno si passa, infatti, da 397.384 a 470.821. Tutto normale allora? Non pare così. C’è chi mette in guardia – nel mondo della sicurezza – sulla necessità di rivedere al più presto i meccanismi che regolano il rilascio delle licenze per caccia e per uso sportivo. Quelle per le quali ci sono maglie più larghe nei requisiti per ottenerle. Questa tesi trova conforto anche in alcuni episodi di cronaca. Come per la vicenda di Claudio Giardiello: l’uomo che il 9 aprile del 2015 fece irruzione nel tribunale di Milano e uccise tre persone aveva, infatti, un’arma con un porto d’armi per uso sportivo. Poi c’è un caso meno cruento ma altrettanto eloquente: quello di Fausto Bortolotti, il 61 anni, originario di Cene, che il 28 marzo sempre 2015 a Reggio Calabria sparò due colpi di pistola in aria davanti il teatro in cui era in corso il congresso di Magistratura democratica al quale stava partecipando il ministro della Giustizia, Andrea Orlando. In quel caso. L’uomo era armato di un vecchio modello di pistola. Un’arma addirittura decaduta dal registro nazionale delle armi e per qyesto non censita. Forse una riflessione sulla disciplina complessiva che regola le licenze per le armi – non solo scopo di difesa personale – il legislatore prima o poi dovrà farla.

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