Mes, ancora tensioni e polemiche in aula Camera per nuovo rinvio
L’opposizione insorge. FdI: potevate votarlo quando eravate maggioranza
Tensione e polemiche questa mattina in aula alla Camera sulla ratifica della riforma del Mes, dopo un nuovo rinvio del parere della commissione Bilancio sul discusso strumento finanziario intergovernativo europeo. A dare il via al dibattito “sull’ordine dei lavori” il Movimento 5 stelle, che con la deputata Daniela Torto ha spiegato di voler “stigmatizzare” l’accaduto, “una brutta pagina, l’ennesima scritta a danno del Paese, ma scritta anche ad umiliazione di chi lavora dentro questo Parlamento”. Dopo le accuse della presidente del Consiglio al governo Conte, i 5 stelle ricordano le origini del trattato: “Se, oggi, parliamo di Mes, la colpa è di quel Governo Berlusconi che istituiva il Mes e di cui la presidente Meloni era ministro”. Quindi “ai colleghi di Fratelli d’Italia diciamo: se volete approfondimenti, chiedeteli alla vostra leader”, ha concluso Torto.
Secondo intervento quello di Luigi Marattin di Italia viva, che ha ricordato come il Governo “non una, ma due volte, il 21 giugno e stamattina, dice che non c’è alcun effetto” finanziario che derivi dalla ratifica della riforma del Mes. “Ma cosa ostava e cosa osta, oggi o domani, a che qualcuno del Governo si alzi in piedi e dica: da un punto di vista di finanza pubblica non ci sono effetti, però vogliamo aspettare l’Ecofin, vogliamo aspettare Godot, vogliamo aspettare quello che volete? Guardate che ne va del rispetto e della dignità di queste istituzioni”, ha aggiunto l’esponente di Iv. Elena Bonetti del gruppo di Azione.Per-Re ha sottolineato che “oggi in Aula il Mes non arriva, di fatto, per un éscamotage in commissione Bilancio” deciso per “non confrontarsi, in primo luogo, con le contraddizioni della maggioranza e, in secondo luogo, per non assumersi quella credibilità in Europa che lo stesso ministro Giorgetti aveva garantito e promesso ai partner europei, dicendo che il Parlamento deciderà e deciderà il 14 dicembre”.
A giudizio di Ubaldo Pagano del Partito democratico “sono successi almeno due elementi rilevanti. Il primo che si è dato un ruolo alla commissione Bilancio che non può avere, quello di dirimere questioni politiche attraverso un voto di rinvio che poteva fare tranquillamente questo Parlamento”. Il secondo, ha aggiunto, “si è detto che il Ministero dell’economia e delle finanze e un suo sottosegretario non dicono la verità. Questo è un fatto politico che chiediamo debba essere riferito in questo Parlamento”. Per Marco Grimaldi di Alleanza Verdi Sinistra “siamo davanti a una buona notizia politica. La maggioranza è in crisi, ha appena sfiduciato uno dei sottosegretari più riconoscibili dell’intero Governo”. Rivolto ai banchi della maggioranza, ha aggiuto: “Se pensate, come dicono illustri economisti, anche dalla nostra parte, che il Mes possa essere un pessimo affare, ditelo. Se pensate che vada messo in soffitta soprattutto da parte di noi europeisti. ditelo” ma in ogni caso “spiegateci qual è il punto di vista!”.
Duro Riccardo Magi di +Europa: “Non era possibile utilizzare la questione del Mes come ricatto rispetto alla trattativa sul Patto di stabilità. Non c’è più niente da fare, è finita con il Kamasutra delle posizioni parlamentari che vi potete inventare. Dovete assumervi la responsabilità in quest’aula e quello che sta avvenendo in commissione Bilancio non è onorevole, colleghi”. Per la maggioranza ha preso la parola Ylenia Lucaselli di FdI, che del provvedimento di ratifica è relatrice ed è stata colei che ha chiesto i chiarimenti al Governo sulle possibili conseguenze finanziarie della sua approvazione. Polemizzando in direzione dei banchi delle opposizioni, ha detto: “Colleghi, ma perché non ve lo siete votati quando eravate in maggioranza?”
Per l’esponente di FdI “l’urgenza che sente oggi l’opposizione è un’urgenza ingiustificata” e d’altro canto “il Mes può essere tranquillamente utilizzato dagli altri Stati europei se lo dovessero ritenere. Chiedere, come è stato fatto in Commissione, che ci sia una procedura aggravata all’interno del Parlamento affinché il Parlamento possa veramente avere voce in futuro e chiedere che vengano chiariti i passaggi sulla programmazione è nel rispetto degli italiani, che vi piaccia o no”, ha concluso Lucaselli.