“Anche quest’anno e’ in arrivo il mese delle tasse. Da sempre, infatti, a novembre si abbatte una gragnuola di scadenze fiscali da far rabbrividire. Tra gli acconti e le addizionali Irpef, l’Ires, l’Iva, l’Irap e le ritenute di imposta i lavoratori dipendenti, gli autonomi, le imprese e i possessori di altri redditi saranno chiamati a versare all’erario 55 miliardi di euro”. A darne conto e’ l’Ufficio studi della Cgia, secondo cui l’imposta piu’ “impegnativa” da onorare entro la fine del prossimo mese sara’ l’acconto Ires in capo alle societa’ di capitali (Spa, Srl, Societa’ cooperative, etc.). Queste ultime dovranno versare 14 miliardi di euro. L’Iva dovuta dai lavoratori autonomi e dalle imprese ammontera’ a 13 miliardi, mentre i collaboratori e i lavoratori dipendenti, attraverso i rispettivi datori di lavoro, “daranno” al fisco ritenute per un importo di 10,9 miliardi di euro. L’acconto Irpef dara’ luogo a un gettito di 7,7 miliardi, l’Irap, invece, costera’ alle aziende 6,8 miliardi di euro. Le ritenute Irpef dei lavoratori autonomi e l’addizionale regionale Irpef, infine, “peseranno” in ognuno dei due casi per un miliardo di euro. “Nonostante le riforme avviate in questi ultimi 25 anni – ricorda il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo – l’Italia e’ ancora a meta’ del guado. Sebbene non facciamo piu’ parte del club dei Paesi unitari, non possiamo neppure considerarci un paese federale. Se sul fronte fiscale ancora adesso l’80 per cento circa del gettito tributario finisce nelle casse dello Stato centrale, gran parte della spesa, depurata dagli interessi sul debito pubblico e dalla previdenza, viene invece gestita a livello locale. Il 53 per cento – continua – e’ infatti in capo a Regioni, Province e Comuni. In altre parole, la quasi totalita’ delle nostre tasse finisce a Roma, ma oltre la meta’ delle uscite e’ gestita da governatori e sindaci”.
In Italia il gettito tributario complessivo (imposte, tasse e tributi), ricorda la Cgia, supera i 490 miliardi di euro l’anno. Questa cifra cosi’ importante affluisce nelle casse dell’erario rispettando una serie di scadenze fiscali che, in termini economici, si concentrano prevalentemente tra novembre e dicembre e nei mesi di giugno e luglio. Uno dei contribuenti piu’ penalizzati dal fisco italiano sono le imprese. Il carico di imposte e contributi previdenziali su queste ultime, infatti, non ha pari nel resto d’Europa. La percentuale in grado di dimensionare questo fenomeno e’ l’incidenza delle tasse pagate dalle aziende sul gettito fiscale totale. Se nel 2015 (ultimo dato disponibile) in Italia tale percentuale e’ stata del 14,9, in Irlanda ha toccato il 14,8, in Belgio il 12,9, nei Paesi Bassi il 12,7, in Spagna l’11,8, in Germania e in Austria l’11,6. La media dell’Unione europea e’ stata pari all’11,5 per cento. “Sebbene alle nostre imprese sia richiesto lo sforzo fiscale piu’ impegnativo d’Europa – dichiara il segretario della Cgia Renato Mason – la qualita’ dei servizi erogati dallo Stato, invece, e’ spaventosamente inadeguata. Ricordo, ad esempio, che il debito commerciale della nostra Pubblica amministrazione nei confronti dei propri fornitori e’, secondo le ultime stime della Banca d’Italia, di 64 miliardi di euro, di cui 34 riconducibili ai ritardi dei pagamenti. Secondo la Presidenza del Consiglio dei Ministri, inoltre, il peso economico della cattiva burocrazia sulle Pmi ammonta a 31 miliardi di euro l’anno e il deficit infrastrutturale presente in Italia, sia materiale che immateriale, grava ogni anno sul nostro sistema produttivo per altri 40 miliardi”.