Come ampiamente previsto dai sondaggi Andres Manuel Lopez Obrador si è imposto con largo margine nelle presidenziali messicane, riportando il 53% delle preferenze secondo le ultime proiezioni ma soprattutto portando per la prima volta al potere nel Paese la sinistra, dopo un secolo di governi conservatori. L’elettorato messicano, stanco della corruzione, della criminalità e con un’economia che ancora arranca, ha deciso infatti provare un’alternativa ai due tradizionali partiti che si sono spartiti il potere per tutta la storia del Messico moderno: il Partito Rivoluzionario Istituzionale (Pri, la cui denominazione dice tutto e al potere per 71 anni consecutivi dal 1921 al 2000) e il conservatore Partito di Azione Nazionale (Pan).
Lopez Obrador ha basato la sua campagna elettorale proprio sulla lotta alla corruzione, lasciando in secondo piano o comunque facendo parziale marcia indietro riguardo ad alcune delle politiche più contestate dai settori industriali ed economici, che maggiormente temono una presidenza in stile Lula: ad esempio, invece di abrogare la riforma del settore energetico approvata dal presidente uscente Enrique Peña Nieto, ha proposto ora di rivedere i contratti già in essere. “Il nostro nuovo progetto nazionale vuole un’autentica democrazia, non stiamo cercando di costruire una dittatura, palese o nascosta” ha dichiarato Lopez Obrador dopo la vittoria, cercando di sgombrare ulteriormente il campo dall’immagine “estremista” che di lui avevano dato gli avversari.
“Siamo assolutamente convinti che la corruzione è la causa delle ineguaglianze sociali e politiche, e che ha scatenato la violenza che il nostro Paese deve subire”, ha ribadito Lopez Obrador, il quale si è inoltre perseguire una politica di “amicizia e cooperazione” con gli Stati Uniti malgrado le politiche sull’immigrazione dell’Amministrazione Trump e i difficili negoziati in corso sul trattato di libero scambio. Proprio il presidente degli Stati Uniti è stato fra i primi a congratularsi con Lopez Obrador, dicendosi pronto a collaborare con il candidato della sinistra messicana: “C’è molto da fare a beneficio di Stati Uniti e Messico” ha twittato Trump. Dopo aver tenuto il fiato sospeso per le elezioni, il Paese attende ora un’altra vigilia importante: l’ottavo di finale del mondiale fra Brasile e Messico, in cui molti tifosi sperano di veder ripetersi quella vittoria dei meno favoriti contro il “potere costituito” che Lopez Obrador ha rappresentato per molti elettori.