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Meta sotto i riflettori dell’Ue: il Dsa come baluardo contro la disinformazione online

La Commissione europea “prende nota dell’annuncio di Meta relativo alle sue pratiche di moderazione dei contenuti negli Stati Uniti” nei post online dei propri social media, e “non commenta” quest’annuncio che riguarda gli Usa, ma ricorda che “nell’Ue si applica il Regolamento Dsa (‘Digital Services Act’, ndr) sul un mercato unico dei servizi digitali”.

Lo ha precisato oggi a Bruxelles il portavoce per la Sovranità tecnologica, la Ricerca, la Difesa e lo Spazio, Thomas Reigner, in riferimento all’annuncio con cui ieri Mark Zuckerberg ha indicato che sarà abbandonata negli Usa la pratica delle verifiche dei contenuti da parte dei “fact-checker” per i social media di Meta Facebook e Instagram.

La Commissione “continua a monitorare la conformità delle maggiori piattaforme online (‘Very Large Online Platforms’, ndr) con i loro obblighi del Dsa nell’Ue”, ha riferito Reigner, ricordando che “ai sensi del Dsa, collaborare con ‘fact-checker’ indipendenti può essere un modo efficiente per le piattaforme di mitigare i rischi sistemici derivanti dai loro servizi, nel pieno rispetto della libertà di espressione”.

Thomas Reigner

Tra questi “rischi sistemici” che nell’Ue possono essere mitigati efficacemente grazie al lavoro con i “fact-chcker” ci sono quelli “come la diffusione di disinformazione, o effetti negativi sul dibattito pubblico e sull’integrità dei processi elettorali”, ha indicato il portavoce. “Ai sensi del Dsa – ha spiegato Reigner -, prima di attuare funzionalità che potrebbero avere un impatto critico sui rischi sistemici, le piattaforme online molto grandi, come Meta, sono tenute a eseguire una valutazione dei rischi e a presentare un rapporto ai servizi della Commissione”.

Inoltre, “Meta è anche firmataria del Codice di condotta sulla disinformazione, che contiene diversi impegni specifici sul ‘fact-checking’ (la verifica fattuale delle informazioni riportate, ndr), in particolare nella cooperazione con la comunità del ‘fact-checking’ e nell’integrazione e nell’utilizzo del lavoro dei ‘fact-checker’ sui servizi pertinenti in tutta l’Ue”, ha ricordato Reigner.

“Nel quadro legislativo del Dsa – ha aggiunto il portavoce rispondendo ai giornalisti durante il briefing quotidiano per la stampa della Commissione -, se una grande piattaforma non è conforme alla normativa possiamo avviare un procedimento formale; nell’ambito di questo procedimento, la piattaforma ha la possibilità di offrire un impegno a risolvere il caso. Questa opzione è sempre aperta ai sensi del Dsa. Ma se a un certo punto giungiamo a una decisione di non conformità, che conferma la violazione del regolamento Dsa, questo può portare a sanzioni fino al 6% del fatturato annuo globale dell’azienda interessata”, ha concluso Reigner.

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