Dell’Utri: “Mi sto curando, non sono un fuggitivo”
A quattro giorni dall’udienza della Cassazione che martedì dovrà pronunciarsi sulla condanna per concorso in associazione mafiosa, l’ex senatore del Pdl Marcello Dell’Utri è ricercato. Come confermano fonti giudiziaria di Palermo, un ordine di custodia è stato consegnato mercoledì mattina dalla Corte d’appello a un funzionario della Squadra mobile di Palermo, che ha trasmesso tutto a Milano. Ma Marcello Dell’Utri non si trova e il pericolo di fuga ipotizzato dalla Procura generale si sarebbe dunque concretizzato.
Dell’Utri non è stato rintracciato e non si sa dove sia. Provando a chiamarlo al telefonino, non risponde. In un’intercettazione ambientale dell’8 novembre scorso, eseguita su ordine della Procura di Roma nell’ambito di un’altra indagine, il gemello di Dell’Utri, Alberto, faceva riferimento al possibile espatrio del fratello in Guinea-Bissau o in Libano e il suo interlocutore, il ristoratore romano Vincenzo Mancuso, dava consigli anche sugli itinerari da seguire, sconsigliando l’aereo. Gli inquirenti sono convinti che Dell’Utri si sia rifugiato in un paese all’estero. Forse è in Libano, dove è stato il 3 aprile scorso, e da lì potrebbe volare fino a Santo Domingo. La Procura generale di Palermo nella richiesta di arresto scrive che “La Dia grazie a particoli indagini tecniche effettuate, ha localizzato in data 3 aprile un’utenza mobile sicuramente riferibile a Dell’Utri proprio nei dintorni della città libanese di Beirut”.
“In merito alle notizie stampa e alle diverse interpretazioni circa la mia irreperibilità tengo innanzitutto a precisare che non intendo sottrarmi al risultato processuale della prossima sentenza della Corte di Cassazione. E che trovandomi in condizioni di salute precaria – per cui tralaltro ho subito qualche settimana fa un intervento di angioplastica – sto effettuando ulteriori esami e controlli”. Lo scrive Marcello Dell’Utri in un comunicato diffuso dal suo avvocato Giuseppe Di Peri. “Apprendo della aberrante richiesta di preventiva custodia cautelare mentre mi trovo già all’estero per il periodo di cura e riposo”, sostiene l’ex senatore del Pdl, che prosegue: “Rimango tuttavia in attesa fiduciosa del risultato che esprimerà la Massima Corte che ha già rilevato incongruenze e ‘fumus’ nella prima sentenza di appello, annullandola conseguentemente. Mi auguro quindi che un processo ventennale – per il quale ritengo di avere già scontato una grave pena – si possa concludere definitivamente e positivamente”.
“Il dottor Dell’Utri ha dei problemi di salute che sta curando. Recentemente è andato in Francia per avere contatti con presidi ospedalieri che si occupano della materia cardiologica. E’ tornato dalla Francia. Penso che quando ci sarà la Cassazione opererà una riflessione su quello che dovrà fare”. A parlare, intervistato a “Effetto Giorno” su Radio 24, è l’avvocato Pino Di Peri, difensore di Marcello Dell’Utri. Nel momento in cui ci sarà la sentenza di Cassazione, Dell’Utri deciderà se rimanere all’estero o se tornare? “Certamente. Ammesso che sia in condizioni fisiche di tornare. L’esito della Cassazione è veramente importante”. E all’intervistatore che lo incalza con la domanda “se la Cassazione dovesse confermare la condanna Dell’Utri non tornerà?”, l’avvocato risponde: “Le posso dire che il dottor Dell’Utri sta curando i problemi di salute, quando ci sarà la sentenza di Cassazione prenderà le sue determinazioni”. Di Peri ha aggiunto ha “incontrato a Milano” l’ex senatore “due o tre settimane fa, poi non l’ho visto più”.
Dell’Utri dispone del suo passaporto, che non gli è stato mai ritirato. Avrebbe addirittura due passaporti diplomatici. Dalla farnesina però fanno sapere che “non risulta” che Marcello Dell’Utri “sia in possesso di un passaporto diplomatico o di servizio valido”. Il fratello Alberto, nella conversazione intercettata, dice di “accelerare i tempi” e fa riferimento alla Guinea che “concede facilmente i passaporti diplomatici”. Inizialmente il Pg palermitano Luigi Patronaggio aveva chiesto per Dell’Utri solo il divieto di espatrio, ma la terza sezione della Corte d’appello aveva rigettato la richiesta perché per il reato di concorso in associazione mafiosa non possono essere adottate misure cautelari inferiori o diverse dalla carcerazione preventiva. Da qui la nuova richiesta, stavolta di custodia cautelare, accolta dai giudici anche sulla base di elementi ulteriori, sopravvenuti e ancora riservati, rispetto alla stessa intercettazione ambientale. Ma a questo punto era già troppo tardi. Già nel marzo 2012, nei giorni dell’udienza tenuta la prima volta in Cassazione, l’ex senatore Pdl si era reso irreperibile, andando probabilmente a Santo Domingo, Paese del quale ha la cittadinanza e un passaporto e dove possiede una villa. Era tornato in Italia soltanto dopo.
Martedì la Cassazione deciderà nel merito se confermare o meno la condanna a sette anni, che la terza sezione della Corte d’appello di Palermo, presieduta da Raimondo Loforti, aveva emesso un anno fa, il 25 marzo 2013. Anche in quell’occasione il Pg Patronaggio aveva chiesto l’arresto, ma il collegio non l’aveva accolto. (Il Tempo)