Politica

Macron legittima Conte, ma sui porti chiusi non segue l’Italia

Palazzo Chigi fa filtrare voci di “convergenze” fra Roma e Parigi, ma al termine del pranzo di lavoro all’Eliseo con il presidente francese Emmanuel Macron l’elemento più evidente della conferenza stampa congiunta è la necessità comune di riaffermare il valore dell’amicizia fra i due Paesi. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte dice due volte “l’amico Emmanuel”, Macron sottolinea che il suo interlocutore è il capo del governo italiano, rispondendo alle domande sulle dure dichiarazioni di Matteo Salvini.

Conte chiede all’Europa un “cambiamento di paradigma”, ribadisce che “nessuno in Europa può lavarsi le mani”, vanta la sintonia con Macron “su migrazioni e governance europea” e promette a breve una proposta di riforma del regolamento di Dublino. Ma difende la linea italiana sui migranti, “condivisa con Salvini e tutto il governo”, e non fa un passo indietro sulla vicenda navi. “Se ci saranno altri casi Aquarius li gestiremo con la stessa flessibilità dimostrata finora salvaguardando i diritti fondamentali e la sicurezza delle persone”, dice, qui segnando una differenza con Macron. Il presidente francese, rispondendo alla stessa domanda, precisa che “la Francia rispetterà il diritto internazionale” e le imbarcazioni di soccorso restano sotto la responsabilità del Paese nelle cui acque si trovano.

Il numero uno dell’Eliseo concede all’ospite il riconoscimento del fatto che “la solidarietà europea nei confronti dell’Italia non è stata sufficiente” e che il regolamento di Dublino non funziona. Liquida con una battuta “l’asse dei volenterosi” che Salvini vorrebbe costituire con governi finora refrattari a quella solidarietà: “L’asse è una parola che non ha portato bene, nella storia…”, ma promette più che altro un generico impegno per rafforzare la cooperazione a livello Ue. Anche per l’Eliseo “il confine italiano è il confine dell’Europa” e condivide l’idea che si debba lavorare con i Paesi dell’altra sponda del Mediterraneo ma Macron non aderisce apertamente all’idea degli hotspot a gestione europea in Libia e in Nigeria, nei quali fermare le masse di disperati prima che prendano il mare. Le fonti ufficiali francesi si limitano a sottolineare l’esistenza di missioni internazionali che potrebbero essere rinforzate e che consentono la presentazione delle domande di asilo direttamente nei Paesi di origine e di transito. Quanto alla riforma di Dublino, per Parigi “la proposta italiana va ancora affinata” e di fatto non c’è ancora una bozza da condividere.

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