A quarantott’ore dal Consiglio dei ministri dell’Interno dell’Ue che, a Lussemburgo, ha registrato lo scontro e lo stallo dei Ventotto sulla riforma del sistema comune di asilo di Dublino, il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker sembra voler ridimensionare l’aspetto più controverso della proposta di riforma: l’instaurazione di un sistema permanente di redistribuzione (“ricollocamenti”) fra tutti gli Stati membri di quote obbligatorie dei richiedenti asilo approdati nei paesi più esposti ai flussi.
Il presidente della Commissione, in merito all’oramai definita “defunta” la riforma di Dublino e in modo particolare al sistema dei ricollocamenti, Juncker ha osservato: “Ci vorrà una soluzione, non so dire ora quando. La riunione dei ministri è stata piuttosto complicata. Ora ne discuteremo al vertice dei capi di Stato e di governo di fine giugno”. “Per me – ha aggiunto – la protezione delle frontiere esterne è prioritaria rispetto a tutte le altre questioni: se facciamo passi avanti in questo campo – ha sottolineato -, risolveremo anche le altre questioni”.
Circa la possibilità (che alcuni paesi tra cui l’Austria stanno discutendo) di costituire dei centri per richiedenti asilo all’esterno dell’Ue, Juncker ha poi risposto: “Sulle quote, sui rifugiati e altre questioni simili dobbiamo andare gli uni verso gli altri. Non mi piacciono per niente gli approcci dogmatici. Gestiremo la questione in modo amichevole ma risoluto”.