La polizia di Messina ha fermato Gemin Mohamed Tahr, eritreo, 28 anni, con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di esseri umani, sequestro di persona aggravato ed estorsione. L’uomo è arrivato al porto di Messina lo scorso 2 agosto a bordo della nave della Marina Militare Italiana Vega, insieme a 721 migranti soccorsi nel Canale di Sicilia. A bordo della nave c’era anche il cadavere di un migrante morto per asfissia durante il viaggio dalle coste libiche. I racconti resi dagli altri passeggeri hanno indicato l’eritreo come il carceriere che li teneva prigionieri in Libia prima del viaggio. I testimoni hanno raccontato le umiliazioni e le sevizie subite dall’africano, che li avrebbe torturati con scariche elettriche. La durata della prigionia dipendeva dal tempo durante il quale la somma pattuita per il viaggio verso l’Europa, circa 2.200 dollari, veniva resa ai carcerieri dai parenti dei migranti in attesa.