Su migranti linea dura governo: “No vertice europeo predefinito”

Incontro Conte-Salvini-Di Maio. Irritazione di Palazzo Chigi per bozza di Bruxelles video

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L’Italia non accetta che al pre-vertice europeo sui migranti in programma domenica prossima si arrivi con una soluzione predefinita. E per questo da Palazzo Chigi trapela una certa “irritazione” per la bozza di documento che è stata fatta filtrare da Bruxelles. Il tema dei migranti è stato al centro dell’incontro di ieri mattina tra il premier Giuseppe Conte e il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e poi, nel pomeriggio, del vertice tra lo stesso presidente del Consiglio e i suoi due vice Matteo Salvini e Luigi Di Maio, presente anche il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi.

A Tusk, ha spiegato lo stesso Conte su Twitter, “ho anticipato che al pre vertice di Bruxelles non sono disponibile a discutere dei ‘secondary movements’ senza prima aver affrontato l’emergenza dei ‘primary movements’ che l’Italia si ritrova ad affrontare da sola”. Dunque il governo sul tema ha scelto la linea dura, senza sconti, anche se sono in corso contatti e trattative con gli altri leader europei. Della riunione di domenica e poi del successivo vertice Ue di fine giugno si è poi parlato nel corso dell’incontro tra Conte, Salvini, Di Maio e Moavero, che ha fatto slittare di un’ora l’inizio del Consiglio dei ministri.

E che si è svolto mentre da Bruxelles iniziava a circolare una bozza di documento, che non è stata ben accolta a Palazzo Chigi. Tanto che, a sera, dalla Presidenza del Consiglio si fa sapere che sarebbe “inaccettabile” per l’Italia se al pre-vertice europeo di domenica prossima fosse tutto già deciso in partenza e in particolare se fosse messa in carico al Paese la questione dei migranti di ‘secondary movement’. L’Italia, dunque, intende far valere i propri interessi, tanto che Salvini arriva a minacciare la possibilità di rivedere il contributo al bilancio europeo. “Confidiamo – ha detto – nel buon senso dei colleghi europei anche perché non vorremmo arrivare a ridiscutere il finanziamento italiano all’Unione europea”. Altrimenti, se ci fosse una soluzione già decisa e contraria agli interessi italiani, per il ministro dell’Interno, “non andiamo nemmeno, risparmiamo i soldi del viaggio”. askanews[irp]