Ha fatto discutere l’inchiesta del settimanale “L’Espresso” in cui un giornalista, fingendosi immigrato, si è visto rifiutare l’accoglienza da molte chiese, nonostante l’appello di Papa Francesco che ha chiesto alle parrocchie cattoliche di esprimere la carità cristiana accogliendo, ciascuna, almeno una famiglia d’immigrati. Ci siamo chiesti quali siano i meccanismi che regolano l’accoglienza dei profughi da parte della Chiesa cattolica e siamo andati a verificarlo in alcune parrocchie di Milano, provincia in cui sono circa una trentina quelle che hanno dato la propria disponibilità; ecco quello che ci hanno raccontato Don Marco Pennati, coordinatore del centro Caritas della parrocchia di Santa Maria Annunciata – Chiesa Rossa e Don Alberto Vitali, parroco della chiesa di San Bernardino Le ossa, conosciuta proprio come la “parrocchia dei migranti”. “Le redini dell’operazione accoglienza – ha spiegato Don Marco – le ha in mano la Caritas Ambrosiana che chiede alle parrocchie una disponibilità a una eventuale accoglienza. Quando la parrocchia valuta che l’accoglienza è possibile dà la propria disponibilità e Caritas valuta alcune cose, sono necessari alcuni criteri: innanzitutto un ambiente idoneo e il tipo d’accoglienza e poi far sì che le persone che vengono possano integrarsi nel tessuto della parrocchia”. “È vero che non in tutte le parrocchie c’è la possibilità pratica di farlo – ha aggiunto Don Alberto – cosa interessante è che alcune parrocchie, vista l’impossibilità di praticare direttamente un’accoglienza, si stanno organizzando per raccogliere dei fondi, ad esempio, per sostenere in maniera diversa l’accoglienza ai profughi: affittando locali o con altre forme tutto sommato creative”. In molti casi le parrocchie si occupano già di fornire assistenza a stranieri e immigrati in difficoltà, ad esempio con il banco alimentare. Per il resto, esistono delle regole, l’accoglienza dunque non è demandata alla libera iniziativa delle singole parrocchie che, comunque, si stanno preparando. “Questi – ha illustrato Don Marco – sono gli ambienti che attualmente ospitano gli uffici parrocchiali ma tra qualche settimana ci trasferiamo dall’altra parte del cortile, quindi saranno ambienti liberi che potranno essere sistemati per ospitare la famiglia o le persone che la Caritas ci segnalerà”. Sono tanti, infine, i parrocchiani che hanno dato la propria disponibilità per servizi di volontariato e assistenza ai nuovi arrivati. Al tempo stesso, però, questi ultimi potranno – e in qualche modo dovranno – mettersi a loro volta a disposizione della parrocchia per essere, il più possibile, non ospiti ma parte integrante della comunità.