Migranti, a Palermo approdata la “nave dei bambini”. C’è anche un neonato di 6 giorni
Sbarcano 600 extracomunitari di cui 178 minori non accompagnati
È approdata stamani al porto di Palermo la nave “Aquarius” di Sos Mediterranee, con a bordo 606 migranti soccorsi nei giorni scorsi nel Canale di Sicilia. La nave è stata ribattezzata “la nave dei bambini”, dal momento che su di essa si trovavano 241 minori, molti dei quali non accompagnati, e tra i quali un neonato di 6 giorni. “Ci sono ben 178 minori non accompagnati, di cui più di 50 sotto i 13 anni e anche tante mamme con bambini piccolissimi – ha detto Valeria Calandra, presidente di Sos Mediterranee Italia -. Un segno forte del fatto che la fuga in questo istante si concentra più sui giovani, sui piccoli. Si dà loro una speranza in questo modo. Ci saranno tanti genitori che hanno rinunciato ai loro figli pensando che si sarebbero salvati con questi gommoni. Questo è un salvataggio macroscopico. Con un numero elevatissimo di Paesi d’origine. Dall’Africa subsahariana, al Bangladesh, alla Syria. E’ un esodo che si estende non solo alle aree più a rischio e depresse ma anche a tanti altri Paesi”. I migranti sono stati accolti dalla task force allestita sul Molo Quattro Venti dalla prefettura di Palermo.
“La gran parte die migranti non sta male – ha aggiunto Calandra -. E’ in buone condizioni, purtroppo ci sono alcuni casi critici, c’è un ragazzo con un proiettile in una coscia, un altro con un colpo di machete sul polpaccio, ci sono donne frustrate dalla faccia triste. Ci sono molti ragazzi che sono stati picchiati. C’è anche il caso di una persona fuori di testa completamente disorientata. Credo che la gioia più grande sia vederli sorridere oggi”. Sul ruolo delle Ong nel soccorso ai migranti, e alle numerose polemiche dei mesi scorsi riguardo alle loro attività, Calandra ha spiegato: “Il ruolo delle nostre associazioni credo sia lo stesso di 6, 9, 12 mesi fa. Ci siamo posti un obiettivo chiarissimo, evitare che più gente possibile muoia in mare. Sappiamo che per quanto facciamo, non è sufficiente evitare tutte le morti in mare. Purtroppo non sappiamo con esattezza quanti partono, quanti navigano, quanti naufragano. Penso che noi come Ong dobbiamo continuare a esserci perché in questo istante non ci sono aiuti istituzionali, l’Europa è assente, l’Italia fa quel che può, ma non si può pensare di abbandonare il mare”.