Migranti, il piano di Bruxelles per portare in Africa le imprese

Il viceministro degli Esteri Giro: “Noi siamo il terzo Paese investitore” video

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L’attivazione del piano europeo per creare lavoro tramite imprese e investimenti in Africa per “aiutarli a casa loro” e cercare di frenare l’ondata migratoria “è stata una battaglia tutta italiana” afferma il viceministro degli Esteri Mario Giro ad Askanews: “A luglio scorso è partito il piano e le imprese stanno cominciando a partecipare, la Cassa Depositi e Prestiti per conto del governo ha presentato tre programmi. Abbiamo creato questo strumento per favorire anche l’investimento dei privati. Noi li garantiamo perché sono territori difficili e c’è bisogno di più garanzie sugli investimenti. “L’Italia ha fatto già molto perché nel 2017 siamo diventati il terzo investitore in Africa dopo Emirati Arabi Uniti e Cina. Però dobbiamo intenderci su che cosa vuol dire ‘Aiutiamoli a casa loro’. Chi sono questi loro? Dobbiamo capire che ci sono situazioni in cui si può trattare coi governi, altre in cui è meglio trattare direttamente coi privati, altre in cui bisogna interfacciarsi direttamente con questa massa giovanile – che non è facile – che decide ormai da sola, essendo saltata anche in Africa con la rivoluzione dell’io tutta la tradizione della famiglia, della tribù, del clan.

“Il messaggio che deve venire dall’Europa non è solo il muro: perché ogni muro si scavalca. Personalmente – conclude Giro – credo che i giovani africani debbano avere la possibilità di investire a casa loro e diventare imprenditori di se stessi. Fino adesso il grande fornitore di lavoro in Africa è stato lo Stato; ma lo Stato africano non ce la fa più. Ci vuole un settore privato serio, quindi imprese che vadano lì a investire, creando lavoro a cascata. E non soltanto imprese che vanno a prendere le materie prime, sia minerali sia agricole per e portarle via. Questo non basta: già era sbagliato in sé e oggi comunque non funziona più”.[irp]