La Commissione Europea ha approvato e presentato a Bruxelles un nuovo piano d’azione 2021-2027 per l’integrazione e l’inclusione dei migranti nel contesto sociale, economico e lavorativo degli Stati membri. Il piano, che non contiene iniziative legislative o misure vincolanti, consiste principalmente in proposte e suggerimenti alle autorità nazionali e locali, con la possibilità di ottenere finanziamenti da vari fondi Ue per azioni volte a sostenere e facilitare l’integrazione e l’inclusione. “Anche se i governi nazionali sono i principali responsabili della creazione e dell’attuazione di politiche sociali, l’Ue svolge – spiega la Commissione in una nota – un ruolo cruciale nel sostenere gli Stati membri, erogando finanziamenti, elaborando linee guida e favorendo partenariati”. L’integrazione, ha spiegato la commissaria europea agli Affari interni Ylva Johansson presentando il piano in una videoconferenza stampa, “non viene realizzata dalla legislazione di Bruxelles. Non sei integrato nell’Ue in quanto tale, ma nella società locale in cui vivi. Avendo un lavoro dove andare, i tuoi figli a scuola, facendo parte della parrocchia locale, del coro, della squadra di calcio. Il compito dell’Ue e della Commissione è di dare il proprio sostegno, proponendo, coordinando e finanziando iniziative e azioni”.
Il piano d’azione riguarda quattro ambiti: istruzione, mercato del lavoro, salute, alloggi. Innanzitutto, punta a rendere inclusivo il sistema di istruzione e formazione, dalla prima infanzia all’istruzione superiore, con particolare attenzione alla facilitazione del riconoscimento delle qualifiche per i migranti e al loro apprendimento linguistico, tramite il sostegno dei fondi dell’Ue. Riguardo al mercato del lavoro, l’obiettivo è quello di realizzare maggiori opportunità di impiego e un migliore riconoscimento delle competenze, per valorizzare pienamente il contributo delle comunità di migranti, in particolare delle donne, e fare in modo che siano aiutati a esprimere al massimo il loro potenziale. La Commissione collaborerà con le parti sociali ed economiche per promuovere l’integrazione dei migranti, sostenerne l’imprenditorialità e agevolare il riconoscimento e la valutazione delle loro competenze da parte dei datori di lavoro. Il piano promuove poi l’accesso ai servizi sanitari, anche per la salute mentale, per le persone provenienti da un contesto migratorio, e garantire che queste persone siano informate sui loro diritti. Inoltre, riconosce le specifiche difficoltà incontrate dalle donne migranti, specialmente durante la gravidanza e dopo il parto.
Il piano d’azione incoraggia, infine, l’accesso dei migranti ad alloggi adeguati a prezzi accessibili, finanziato tramite i due fondi strutturali della Politica di coesione (il Fondo europeo di sviluppo regionale e il Fondo sociale europeo-Plus), il Fondo Asilo e Migrazione e il programma InvestEU. In più, sono previste anche delle piattaforme di finanziamento per lo scambio di esperienze, a livello locale e regionale, nella lotta contro la segregazione e la discriminazione nel mercato degli alloggi. “Il piano d’azione – spiega la nota della Commissione – sarà attuato creando partenariati con tutti i soggetti coinvolti: migranti, comunità di accoglienza, parti economiche e sociali, società civile, autorità locali e regionali e settore privato. Potenzierà e sosterrà il ruolo delle comunità locali nella formulazione e nell’attuazione delle misure e dei programmi di integrazione, accentuando al contempo la responsabilità delle persone interessate per quanto riguarda la partecipazione alla società ospitante”. All’incirca 34 milioni di abitanti dell’Ue (circa l’8% della popolazione) sono nati fuori dall’Unione e il 10 % dei giovani (di età compresa tra 15 e 34 anni) nati nell’Ue hanno almeno un genitore nato in un paese terzo.
I migranti e i cittadini dell’Ue provenienti da un contesto migratorio continuano a sperimentare difficoltà nell’accesso all’istruzione, all’occupazione, all’assistenza sanitaria e all’inclusione sociale”, ricorda la nota della Commissione, nonostante il fatto che “svolgono un ruolo cruciale nella società europea e in vari settori della nostra economia, anche come lavoratori nei settori essenziali”. E questo, ha ricordato Johansson, lo abbiamo visto in particolare durante il lockdown in risposta alla pandemia di Covid-19. Tuttavia, ha avvertito, fra le conseguenze economiche della pandemia vi sarà anche un impatto negativo relativamente maggiore proprio sui migranti, che hanno spesso contratti a breve termine. Durante la videoconferenza stampa è intervenuto anche il vicepresidente della Commissione Margaritis Schinas, responsabile della promozione della “European Way of Life”. Schinas ha sottolineato che “essere europei significa proteggere i più vulnerabili in mezzo a noi. Significa sistemi sanitari e di welfare a cui tutti possono accedere. Significa avere le stesse opportunità. Significa garantire che le persone siano attrezzate per prosperare con l’evoluzione della nostra società e del nostro mercato del lavoro”.
“L’effettiva integrazione dei migranti che soggiornano legalmente nell’Ue e delle persone provenienti da un contesto migratorio è fondamentale per la coesione delle nostre società”, ha rilevato ancora il vicepresidente della Commissione, aggiungendo che “promuovere l’inclusione e fornire opportunità ai giovani a rischio attraverso l’istruzione, la cultura e lo sport può ulteriormente contribuire alla prevenzione della radicalizzazione”. Perché, ha ricordato Schinas, “sono l’integrazione e l’inclusione che aiutano a combattere la xenofobia, l’esclusione, la radicalizzazione e la narrativa del ‘noi contro di loro’, costruendo al contempo il rispetto reciproco e promuovendo il senso di appartenenza dei migranti. Anche se non c’è alcun automatismo tra migrazione ed estremismo, e lo sottolineo, dobbiamo ammettere che rimane il rischio che le organizzazioni estremiste manipolino i soggetti vulnerabili e sfruttino i vuoti lasciati dai servizi pubblici e dalle strutture comunitarie. E questo è vero per qualsiasi gruppo vulnerabile nella società. E sono proprio questi vuoti – ha indicato – che noi dobbiamo riempire”.
“Non c’è alcuna minaccia – ha osservato ancora il vicepresidente della Commissione – da parte di un rifugiato siriano che è medico ma fa il tassista, o di una infermiera qualificata, o una insegnante, che non svolge il lavoro per cui è qualificata, o da donne migranti che soffrono di discriminazioni multiple, spesso anche a livello domestico, e non riescono ad avere un lavoro decente. Noi non pretendiamo di creare una società migliore, ma vogliamo utilizzare – ha concluso Schinas – tutte le risorse che l’Ue ha a disposizione per rendere migliore la vita di queste persone e dare loro più occasioni di integrarsi e di contribuire alla nostra prosperità collettiva”.