La lotta agli scafisti va fatta in acque libiche, perché solo così sarà possibile bloccare le centinaia di barconi che partono dal paese nordafricano. In attesa della missione del ministro dell’Interno Marco Minniti a Tripoli, è il titolare della Difesa Roberta Pinotti ad indicare la linea che l’Italia intende portare avanti, sotto la guida dell’Unione europea e d’intesa con il governo Serraj. Minniti sarà nei prossimi giorni in Libia, una missione difficile non solo dal punto di vista della sicurezza: il governo riconosciuto dalla comunità internazionale non ha infatti il pieno controllo del territorio, diverse milizie hanno legami stretti con gli uomini che gestiscono il traffico di esseri umani e il generale Haftar, l’uomo forte in Cirenaica, è al momento fuori da ogni intesa e vede con ostilità qualsiasi accordo con i suoi nemici, quelle milizie di Misurata a cui gli italiani già forniscono supporto medico e militare. Un patto con la Libia è però indispensabile visto che da lì parte circa il 90% del flusso di migranti che poi arrivano sulle coste italiane.
MISSIONE EUNAVFORMED “La situazione è molto problematica, c’è un governo riconosciuto dalla comunità internazione che però non ha il controllo di tutto il paese, i poteri sono diversi e non in accordo” conferma Pinotti, sottolineando però che “dei passi avanti si possono fare”. Quali? “L’Italia e l’Unione europea hanno avviato una missione per addestrare la Guardia Costiera libica e penso – spiega il titolare della Difesa – che si possa fare un passaggio ulteriore, possono essere portati avanti accordi sia sul piano dei controlli dei confini interni sia sul piano di un controllo coordinato del mare”. Ma tutto ciò non basta e l’Italia lo sa bene. “Credo sia giunto il momento in cui la missione europea Eunavformed, nata per il contrasto agli scafisti, debba avere una trasformazione. E’ venuto il momento – prosegue il ministro – di passare alla fase 2, in accordo con il governo libico. Noi dobbiamo sostenere la guardia costiera e la marina libica affinché vi siano controlli nelle acque libiche. Non possiamo continuare a veder partire migliaia di barconi e migliaia di gommoni dalle coste libiche. La lotta agli scafisti non riusciamo a farla solo nelle acque internazionali, dobbiamo arrivare a farla nelle acque libiche”. Sarà questo uno degli argomenti dei colloqui di Tripoli, con Minniti che tenterà di portare a casa una serie di accordi. Primo tra tutti quello per un potenziamento della Guardia Costiera libica. L’Italia è pronta a mettere sul piatto fondi per l’addestramento e la fornitura di motovedette, come già avvenuto in passato.
ACCORDO DI GHEDDAFI E non è affatto escluso che si tenti anche di far ripartire l’accordo preso a suo tempo con Gheddafi: l’Italia si impegnava a realizzare una serie di investimenti in infrastrutture del paese a fronte di un maggior impegno libico nel controllo delle partenze e nella gestione dei Centri per gli immigrati. D’intesa con Bruxelles, inoltre, l’Italia spingerà affinché decollino i progetti di rimpatrio volontario dalla Libia e, soprattutto, vi sia un rafforzamento dei controlli nel sud del paese, dove i confini restano tutt’oggi un colabrodo in mano alle organizzazioni criminali che gestiscono la tratta. Intese che prevedono un costo, per l’Italia e l’Europa. “Abbiamo messo una parte di fondi per fare accordi di cooperazione, per far sì che non partano i migranti – conferma ancora Pinotti – ma l’Italia non può fare da sola, anche perché il problema dell’immigrazione non è un problema solo del nostro paese ma dell’Europa”. Tra l’altro, uno dei punti del Migration compact proposto dall’Italia e accolto da Bruxelles, prevede che i fondi ai paesi africani siano vincolati ad investimenti nei paesi stessi e all’impegno a non far partire i migranti. Questi investimenti sono a carico dell’Ue e sono “già significativi. Ma noi vorremmo – conclude Pinotti – vederli aumentare”.