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Migranti, scout portano al Brennero croci barche Lampedusa

Franco Tuccio, il falegname lampedusano che nel 2009 ha raccolto le assi di legno rimaste sulla spiaggia dai tanti barconi abbandonati dopo i naufragi, e ne ha fatto delle piccoli croci, sara’ da oggi conosciuto anche su quella frontiera che pare di migranti non volerne proprio sapere. Il gesto, che vedra’ protagonisti gli Scout, e’ una reazione pacifica della societa’ civile cattolica alle tentazioni di chiusura austriache e europee. Un “gesto di unita’ importante” dice il direttore nazionale Agesci, Matteo Spano’, a Radio Vaticana spiegandone le origini: “Un anno fa, a giugno, Papa Francesco nell’udienza in cui ha ricevuto la nostra Associazione ci ha chiesto di non costruire muri ma di costruire ponti. I ragazzi con la loro volonta’ hanno fatto questo da Lampedusa al Brennero portando la loro bellezza e capendo oggi che c’e’ necessita’ di costruire novita’ anche in questo tema”.  In 50 cm, tanto misurano le tre piccole croci che arrivano domani al Brennero, c’e’ dunque un significato profondo. “Sono simboli di speranza dai quali bisogna lasciarci coinvolgere”, dice il vescovo di Bolzano, Ivo Muser, che domani benedira’ le piccole croci in arrivo: “E’ veramente un segno di condivisione, di solidarieta’ e anche di corresponsabilita’ nell’ottica di un’Europa solidale. Penso sia anche un appello contro l’indifferenza. Dobbiamo aprire gli occhi e soprattutto il nostro cuore”.

Delle tre piccole croci, una restera’ agli Scout italiani, un’altra sara’ consegnata alla parrocchia di confine del Brennero e l’altra a un gruppo di Scout austriaci, in un vero e proprio passaggio di consegne. Ancora Matteo Spano’: “Questi ragazzi scriveranno proprio a Lampedusa una lettera alle istituzioni europee in cui ricorderanno la bellezza dello stare insieme e non quello che ci manca o che ci divide”. Intanto, tutta la chiesa del Nordest segue con apprensione la difficile questione della gestione dei flussi migratori, chiedendo all’Europa la garanzia del rispetto del valore e della dignita’ di ogni persona. Ancora monsignor Muser: “Certamente, ci sono dei timori, delle ansie, all’interno della nostra popolazione, ma tutti questi timori non devono essere utilizzati come mezzo politico contro i profughi. Certamente, non esistono soluzioni semplici ma sono profondamente convinto che ci possa essere soltanto una soluzione comunitaria. Questi avvenimenti molto dolorosi devono coinvolgere tutti noi: la politica, la societa’ civile e, certamente, anche la realta’ ecclesiale”.

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