Cultura e Spettacolo

Mike Joyce, la nostra musica dura nel tempo. L’artista si racconta

Mike Joyce è stato batterista degli Smiths, uno dei gruppi inglesi più importanti non solo della new wave , ma di tutto il rock. Album come ‘Meat is Murder’ o ‘The Queen is Dead’ hanno influenzato intere generazioni di artisti e hanno fatto innammorare milioni di fans. Mike Joyce a Roma, si racconta al Lian Club, dove l’artista, che da non molto si è scoperto anche dj, si esibito proprio mixando musica.

Joyce, lei ha fatto parte di un a band leggendaria: come ci si sente? Come ci si deve sentire?

“È una sensazione magnifica, è davvero una soddisfazione: chiunque decida di far parte di una band vuole avere successo altrimenti non sarebbe in una band. Vuole che la gente ascolti la sua musica, vuole che questa musica duri nel tempo e vuole che la gente continui a parlare di questa band anche a distanza di trent’anni. Che è esattamente quello che ci è capitato. È un grande risultato per tutti noi, ovviamente”.

Eravate molto giovani, ma eravate consapevoli dell’importanza di quel che stavate facendo? 

“Certamente sapevo che si trattava di qualcosa di grande, sin dalle prime prove, anche prima dei concerti e anche prima di aver registrato la prima canzone. Sapevamo che era qualcosa di grande, di diverso, di inconsueto, di nuovo e di unico. E ne avevamo la sensazione sin dai primissimi momenti, sin da quando ci siamo incontrati per suonare. Quando abbiamo registrato il nostro primo singolo “Hand in Glove” quella fu la prima volta che siamo veramente ascoltati e io sapevo da quel momento, non solo da “Meat is Murder” e da “Queen is Dead” che stavamo facendo qualche cosa di veramente incredibile, ricordo che alcune dei miei amici hanno ascoltato il nostro primo disco ed erano veramente impressionati da quello che stavano sentendo. Lei fa musica – ora è anche dj – da più di trent’anni ormai”.

Cosa è cambiato in questi anni nella fruizione della musica?

“La musica è sempre la musica e alla gente piace ascoltare la musica, ma una cosa è certa, con l’avvento di internet il pubblico è sottoposto a molte più sollecitazioni perché certamente 30-35 anni fa per conoscere una band dovevi andare a vedere un suo concerto, e se quella band non suonava nella tua città o nelle vicinanze non avresti potuto conoscerla. Adesso basta digitare su internet e puoi vedere la band, puoi essere a conoscenza di come suona dal vivo,… forse 30 anni fa era più bello andare direttamente a vedere i concerti però adesso la musica, la produzione della musica è più multiforme e più accettata nbella sua diversità e questo è bello perché il pubblico è sottoposto a diverse sollecitazioni, ti può incuriosire sapere come è la musica in Filandaia, in Germania, Italia, Spagna, America, ovunque. E tutto questo lo puoi avere semplicemente digitando su una tastiera”.

 Lei ora è anche dj: come mai un musicista decide di diventare dj?

“Eh non lo so, a me è capitato per caso: un mio amico gestiva una discoteca a Manchester e una volta mi ha detto perché non vieni a fare il dj? Io gli ho risposto veramente non sono un dj e lui mi ha detto sei in grado di mettere un disco, e sei in grado di metterne un altro quando il primo finisce?, e io ho risposto, beh penso di sì. Ecco – ha detto lui – allora sei un dj”.

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redazione