Cronaca

Milano, morì di parto ma per Pm medici non colpevoli. Manca ecografia

La Procura di Milano ha chiesto di archiviare la posizione di 5 sanitari – quattro medici e un’ostetrica – della clinica privata milanese San Pio X e dell’ospedale Niguarda, in relazione alla morte di una 40enne deceduta all’ottavo mese di gravidanza assieme al bimbo che aveva in grembo. Per i magistrati che si sono occupati della vicenda, prima il pm Roberta Colangelo, poi la collega Maura Ripamonti, i medici hanno fatto tutto quello che potevano e dovevano per la donna che spiro’ al Niguarda il 17 ottobre 2015 a causa della rottura dell’utero, nove ore dopo essere stata dimessa dalla San Pio X dove si era recata lamentando forti dolori addominali. Dalla complessa indagine nata su denuncia dei parenti e che ipotizzava i reati di omicidio colposo e aborto colposo, e’ emersa anche la misteriosa ‘sparizione’ di un’ecografia nella clinica privata per la quale e’ stata aperta un’inchiesta ‘parallela’, pure questa archiviata per l’impossibilita’ di risalire all’autore della cancellazione dell’immagine dell’accertamento. Stando alla richiesta di archiviazione, che dovra’ essere valutata da un gip, al quale i parenti della donna hanno presentato opposizione, “secondo entrambi i consulenti tecnici non vi era indicazione alcuna a trattenere in osservazione la paziente, ne’ vi era ragione di procedere per ulteriori accertamenti diagnostici” quando la donna si presento’ alla San Pio X con forti dolori all’addome. “Non emergeva, in particolare – scrive il pm Ripamonti – alcun indizio di rottura dell’utero in corso” e “il quadro descritto” al momento delle visite “non pareva assolutamente compatibile con un evento cosi’ drammatico”.[irp]

Tra gli esami a cui venne sottoposta, “risulterebbe essere stata eseguita un’ecografia office, che avrebbe confermato le soddisfacenti condizioni fetali. Si noti tuttavia che non e’ stato possibile reperire l’immagine di questo accertamento, appositamente cancellata da ignoti nei giorni successivi all’evento”. Il pm sottolinea”l’intenzionalita’ del fatto” che “e’ testimoniato dalla circostanza che si tratta dell’unico esame che risulta essere stato cancellato su quell’apparecchio e che, in particolare, sono regolarmente presenti l’ecografia precedente e quella successiva”. Il magistrato ha pero’ chiuso con una richiesta di archiviazione l’inchiesta su questo inquietante episodio non riuscendo a risalire all’identita’ di chi cancello’ l’immagine diagnostica. Anche se, nelll’evidenziare che il quadro clinico non dava elementi per un ricovero, scrive: “Forse maggiori elementi avrebbero potuto essere tratti dall’ecografia eseguita. Impossibile pero’ sostenerlo in assenza delle indagini. Non e’ escluso – anzi e’ verosimile – che chi l’ha cancellata abbia agito proprio con questo obbiettivo”. Quanto ai due sanitari del Niguarda che tentarono un cesareo d’urgenza e poi le disperate manovre rianimatorie, “non e’ addebitabile alcun ruolo” a loro carico. Ora il gip Laura Marchiondelli, che si e’ riservata di decidere dopo l’udienza in cui e’ stata discussa l’opposizione dei parenti all’archiviazione, dovra’ decidere se chiudere il caso o riaprirlo.[irp]

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redazione