Mine antiuomo in Yemen, la denuncia di Medici senza frontiere

15 gennaio 2019

Per impedire l’avanzata delle truppe di terra sostenute dalla coalizione guidata dall’Arabia saudita e dagli Emirati, in guerra contro le truppe di Ansar Allah, nel sud-ovest dello Yemen sono state sparse migliaia di mine e altri ordigni esplosivi improvvisati sulle strade e nei campi, che metteranno in pericolo la vita delle persone per decenni. Le prime vittime di questa minaccia nascosta sono i civili: uccisi, amputati, mutilati a vita.

Medici Senza Frontiere (MSF), che all’ospedale nella città di Mocha cura i pazienti di guerra o feriti dalle mine – un terzo dei quali sono bambini – chiede alle autorità e alle organizzazioni specializzate di accelerare lo sminamento delle aree civili per ridurre il numero di persone uccise o ferite dagli ordigni esplosivi. “Le organizzazioni specializzate per lo sminamento e le autorità devono intensificare i loro sforzi nella regione al fine di ridurre il numero delle vittime” afferma Claire Ha-Duong, capomissione di MSF in Yemen. Secondo il Centro di azione sulle mine dello Yemen, 300.000 mine sono state disinnescate dall’esercito yemenita tra il 2016 e il 2018. Gestito quasi esclusivamente dai militari, lo sminamento si concentra però su strade e infrastrutture strategiche, con scarsa attenzione alle aree civili. Oltre a sminare le aree strategiche dal punto di vista militare, occorre eliminare con urgenza tutti i tipi di mine e ordigni esplosivi dai luoghi abitati e dai terreni agricoli in modo che le persone possano tornare a vivere e lavorare nei campi in sicurezza.

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All’ospedale chirurgico da campo di MSF a Mocha, a 180 km a sud di Hodeidah nel Governatorato di Taiz, unica struttura nell area a fornire cure di emergenza, non c è giorno che non arrivi un ferito di guerra. Tra agosto e dicembre 2018 MSF ha ammesso e trattato più di 150 i pazienti vittime di mine e ordigni esplosivi improvvisati o inesplosi. Un terzo di loro sono bambini, colpiti mentre giocavano nei campi e il cui futuro ora è incerto a causa delle gravi conseguenze che questi incidenti avranno sull’intero corso della loro vita. “La costa tra Hodeidah e Aden è una zona rurale molto povera. Non solo le persone non hanno i mezzi per accedere alle cure, ma al di là del nostro ospedale non hanno un posto dove andare se hanno bisogno di un intervento chirurgico” racconta Husni Abdallah, infermiere di MSF. “Stiamo parlando di feriti di guerra che muoiono perché non riescono a raggiungere Mocha in tempo, ma anche donne incinte che perdono la vita durante il parto per mancanza di cure appropriate. Le mine poi causano problemi particolarmente gravi: vediamo fratture complesse, difficili da operare e che spesso richiedono amputazioni e lunghi mesi di riabilitazione”.

Le mine stanno creando generazioni di persone mutilate e avranno un impatto di lungo periodo sulla vita dei singoli e sull intera società, perché i sopravvissuti saranno persone potenzialmente più dipendenti dagli altri e più isolate socialmente. Nelle zone agricole, l’abbandono dei campi a causa delle mine ha un impatto economico molto pesante sulle famiglie che vivono di agricoltura. La popolazione del distretto di Mawza, a 45 minuti di macchina da Mocha, si è letteralmente dimezzata, perché la popolazione è fuggita a causa dei combattimenti. Come in altre località della zona dei combattimenti, i campi sono stati prima abbandonati, poi minati per impedire l avanzata delle truppe militari. “Le persone qui vengono punite due volte: da un lato i bambini saltano sulle mine, dall altro è impossibile coltivare i campi, e le famiglie vengono private della loro unica fonte di reddito” dichiara HaDuong di MSF.

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Nasser, 14 anni, è stato ferito dall’esplosione di una mina lo scorso 7 dicembre, mentre sorvegliava le pecore di famiglia con suo zio e suo cugino nei campi di Mafraq Al Mocha. All’ospedale di MSF ha subito l amputazione della gamba destra poco sotto il ginocchio. “Non era rimasto nulla da salvare, l’osso era completamente esploso” racconta Faroukh, fisioterapista che ha in cura Nasser. Qualche anno fa, aveva perso il pollice della mano destra, colpito da un proiettile, e oggi anche usare le stampelle gli è difficile. Il padre di Nasser, Mohammed, ora ha paura di camminare nei campi di Mafraq Al Mocha.

“Sappiamo che ci sono le mine, ma non sappiamo esattamente dove” racconta. Con pochissimi segnali che indicano la presenza di mine e pietre dipinte di rosso a delimitare le zone dove si può camminare in sicurezza, tutti i giorni una sorda detonazione indica che un altra trappola esplosivia è stata innescata. Dall’apertura dell’ospedale di Mocha, le équipe di MSF hanno effettuato oltre 2.000 consultazioni al pronto soccorso, oltre a un migliaio di interventi chirurgici. La maggior parte dei pazienti proviene dalla linea del fronte tra Taiz e Hodeidah. Ad Aden MSF ha aperto un ospedale traumatologico nel 2012, ma non tutti gli yemeniti possono permettersi il costo del viaggio, distante 450 chilometri e sei-otto ore di macchina da Hodeidah.

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