Mini guida alle prossime elezioni europee
Le elezioni europee – le ottave elezioni dal primo voto diretto nel 1979 – sono alle porte. In Italia si voterà il 25 maggio. Tutte le forze politiche europee sono consapevoli che queste elezioni saranno le più difficili della storia dell’Unione.
La crisi economica persistente, un mercato del lavoro allo sfacelo, una crescita preoccupante delle disuguaglianze, una moneta che è forte solo sui mercati internazionali e una crescente sfiducia dei cittadini verso il progetto europeo impronteranno questa tornata elettorale. I gruppi politici sanno di dover affrontare tutto questo, e un crescente anti europeismo non li facilita. C’è un’unica consapevolezza, i Trattati vanno modificati, compreso quello firmato a Maastricht. La nuova legislatura parlamentare e la nuova Commissione affronteranno questi temi.
Vediamo le scadenze.
Le votazioni in Europa avverranno dal 22 al 25 maggio, e l’UE per invogliare i giovani, ha creato la campagna #happyvoting (www.happyvoting.eu).
Per quanto riguarda il sistema elettorale, l’Atto relativo all’elezione dei membri del Parlamento europeo a suffragio universale diretto, allegato alla decisione del Consiglio del 20 settembre 1976 precisa le modalità da seguire e le scelte che i paesi membri possono fare. Il procedimento è descritto dagli articoli 1-4 . Negli articoli si legge che «in ciascuno Stato membro, i membri del Parlamento europeo sono eletti a scrutinio di lista o uninominale preferenziale con riporto dei voti di tipo proporzionale. Gli Stati membri possono consentire il voto di preferenza secondo le modalità da essi stabilite e l’elezione si svolge a suffragio universale diretto, libero e segreto». Gli Stati possono costituire circoscrizioni nazionali o prevedere altre suddivisioni elettorali, sena pregiudicare il carattere proporzionale del voto. Gli stessi possono prevedere la fissazione di una soglia minima per l’attribuzione dei seggi che, però, non deve superare, a livello nazionale, il 5% dei suffragi espressi.
Il sistema elettorale scelto dall’Italia è il seguente. «Il sistema elettorale è di natura proporzionale ed i seggi sono assegnati nel collegio unico nazionale, a liste concorrenti presentate nell’ambito di 5 circoscrizioni molto ampie. La scheda elettorale è unica, si vota per una delle liste e si possono esprimere da una a tre preferenze. Sono ammesse all’assegnazione dei seggi le liste che hanno conseguito sul piano nazionale almeno il 4% dei voti validi espressi».
Questa soglia di sbarramento è stata introdotta dalla legge 20 febbraio 2009, n.10 , con l‘intento di arginare la frammentazione della rappresentanza politica.
I seggi sono attribuiti proporzionalmente ai voti conseguiti in ambito nazionale con il sistema dei quozienti interi e dei maggiori resti. I seggi conseguiti da ciascuna lista sono quindi riassegnati alle circoscrizioni in proporzione ai voti ottenuti in ciascuna di esse. Determinato il numero dei seggi spettanti alla lista in ciascuna circoscrizione, sono proclamati eletti i candidati con il maggior numero di voti di preferenza.
Come avviene l’assegnazione dei seggi. Come ricorda la Camera dei Deputati «Il Trattato di Lisbona prevede che il numero dei membri del Parlamento europeo non possa essere superiore a 751 (750 membri più il Presidente), con una rappresentanza per Stato membro che non può essere inferiore a 6 e superiore a 96 deputati. Al momento delle elezioni del Parlamento europeo, nel giugno 2009, era tuttavia ancora vigente il Trattato di Nizza, che prevedeva 736 seggi complessivi, di cui 99 per la Germania (3 in più rispetto a quanto previsto dal Trattato di Lisbona).Il Consiglio europeo ha ritenuto necessario prevedere norme transitorie per integrare la composizione del Parlamento europeo fino al termine della legislatura 2009-2014, in modo da garantire i seggi aggiuntivi agli Stati membri che ne hanno diritto in base al Trattato di Lisbona, senza togliere alla Germania i 3 seggi ulteriori previsti dal Trattato di Nizza (i membri del PE diventano così per la legislatura in corso 754 anziché 751 come previsto dal Trattato di Lisbona). In particolare, la Spagna avrà 4 deputati in più; Austria, Francia e Svezia 2; 1 ciascuno per Bulgaria, Italia (che passa da 72 a 73), Lettonia, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Slovenia, Regno Unito. Sulla base della decisione del Consiglio europeo, il 23 giugno 2010 si è svolta una Conferenza intergovernativa per procedere alla firma del Protocollo che modifica il Protocollo n. 36 sulle disposizioni transitorie allegato al Trattato di Lisbona. Il Protocollo stabilisce l’incremento temporaneo di 18 seggi del Parlamento europeo, prevedendo altresì che spetti agli Stati membri designare i rispettivi membri supplementari, nel rispetto del proprio ordinamento nazionale ed a condizione che siano stati eletti a suffragio universale diretto, indicando tre possibili opzioni: 1) elezioni ad hoc; 2) designazione sulla base dei risultati delle ultime elezioni per il Parlamento europeo; 3) nomina da parte dei rispettivi Parlamenti nazionali al proprio interno, ferma restando l’incompatibilità tra le due cariche. La legge 14 gennaio 2011 n.2, ha proceduto alla ratifica del Protocollo ed ha scelto per l’assegnazione del seggio aggiuntivo spettante all’Italia, tra le tre possibili opzioni previste, l’utilizzazione dei risultati delle ultime elezioni europee, soluzione adottata da diversi Stati membri. All’assegnazione del seggio si procede attraverso l’utilizzazione del maggior resto non assegnato»
Il Ministero dell’Interno ha anche stabilito le scadenze per la presentazione dei simboli e delle liste.
Secondo il Ministero dell’Interno il tempo ultimo per la presentazione delle candidature ha diverse scadenze. I contrassegni dovranno essere presentati nel tempo limite dalle ore otto di domenica 6 aprile alle ore 16 di lunedì 7 aprile. Il termine ultimo per la presentazione delle liste è il 16 aprile alle ore 20,00.
Infine, viste le scadenze e le procedure di elezione per l’Italia, è utile descrivere l’Europarlamento in cifre.
Il Parlamento europeo è composto da gruppi politici che al loro interno sono rappresentati dai partiti politici di tutta l’Unione. Dopo l’adesione della Croazia, il PE conta 766 deputati. Con il TFUE (Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea), in maggio ne verranno eletti 751. I seggi per Stato membro saranno ripartiti nel modo seguente: 21 per il Belgio, Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria e Portogallo, 17 per la Bulgaria. Tredici seggi toccheranno alla Danimarca, alla Slovacchia e alla Finlandia, 96 alla Germania. A Estonia, Lussemburgo, Cipro e Malta toccano 6 rappresentanti a testa, a Irlanda, Croazia e Lituania ne spettano 11. La Spagna ha 54 seggi e la Francia 74, mentre l’Italia e il Regno Unito 73. Slovenia e Lettonia eleggeranno 8 rappresentanti, i Paesi bassi 26, l’Austria 18, la Polonia 51, la Romania 32, e la Svezia 20.
I gruppi sono così strutturati, con l’attuale maggioranza che ha compreso la legislatura 2009-2014: il PPE ha 275 deputati, il gruppo S&D 195, l’ALDE 85 deputati, i Verdi/ALE 58 deputati, l’ECR ne ha 56, il GUE/NGL 35, l’EFD 33 e i NI (non iscritti) 29.
La prossima legislatura inizierà con l’elezione del Presidente della Commissione europea. Il candidato dovrà essere eletto con la maggioranza assoluta dei deputati, cioè 376 su 751. La prima plenaria della nuova legislatura avverrà a luglio.
Infine, il primo luglio inizierà anche il semestre italiano di presidenza dell’UE.