E’ salito a 23 morti il bilancio delle vittime dell’attacco a colpi di mortaio che ha colpito questa sera la sede dell’accademia militare di Tripoli. Lo riferisce una fonte del ministero della Salute del Governo di accordo nazionale libico (Gna), secondo la quale un attacco a colpi di mortaio ha colpito l’accademia uccidendo 23 allievi che si trovavano al suo interno. Sui social media circolano in queste ore i video e le foto delle vittime che sono state soccorse dai sanitari locali. L’accademia si trova nel quartiere di al Hadhba di Tripoli. L’agenzia spagnola Efe, che cita fonti proprie, parla di almeno 42 morti. L’attacco non e’ stato rivendicato: il Governo di Tripoli accusa l’esercito del generale Khalifa Haftar. E proprio Khalifa Haftar, che ha lanciato dal 4 aprile scorso la campagna per la presa di Tripoli, ha chiamato la popolazione alla “mobilitazione generale” e al “jihad” contro un eventuale intervento militare turco in Libia a sostegno del Governo di accordo nazionale. “Accettiamo la sfida e dichiariamo il jihad (la guerra santa islamica; ndr) e la mobilitazione generale”, ha detto Haftar in un discorso rimandato dalla rete televisiva al-Hadath.
Vestito con l’uniforme militare, il maresciallo Haftar ha esortato “tutti i libici” a prendere le armi, “uomini e donne, militari e civili, per difendere la nostra terra e il nostro onore”. “Rinserriamo i nostri ranghi e mettiamo da parte le nostre divergenze – ha detto -. Il nemico raduna le sue forze per invadere la Libia e asservire la nostra gente”, trovando “tra i traditori quelli che hanno firmato con lui un accordo di sottomissione, d’umiliazione e di onta”, ha aggiunto con riferimento al memorandum siglato a fine novembre dal Governo di al-Serraj con quello di Ankara. Non si tratta piu’ solamente, secondo Haftar, “di liberare Tripoli” dalle milizie che la controllano, ma ormai bisogna “fronteggiare un colonizzatore” che vuole “riprendere il controllo della Libia”, antica provincia dell’Impero Ottomano. Il maresciallo si e’ quindi rivolto al popolo “amico” turco, che ha esortato alla sollevazione contro il proprio presidente Recep Tayyip Erdogan, definendolo “un avventuriero dissennato” che manda le sue truppe “alla morte” e attizza il fuoco della discordia tra i musulmani e i popoli della regione “per soddisfare i suoi capricci”.
Intanto, all’indomani del voto del Parlamento turco sull’invio di militari turchi in Libia, il presidente francese Emmanuel Macron “ha sottolineato il rischio di escalation per le accresciute interferenze militari stranieri e la necessità di consolidare il consenso internazionale durante la conferenza di Berlino in vista di un’uscita dalla crisi per un ritorno al processo politico sotto l’egida dell’Onu”. Lo fa sapere l’Eliseo dopo una telefonata tra Macron ed il presidente russo Vladimir Putin, durante la quale “ha condannato in modo chiaro gli accordi firmati di recente dal governo di accordo nazionale (libico) sulle questioni marittime e di sicurezza così come tutte le decisioni che portano ad un’escalation”. Macron ha quindi ribadito “l’importanza del dialogo intra libico e di un processo politico che coinvolga gli attori regionali ma soprattutto le parti politiche libiche interessate”.