Montecitorio, il palazzo del potere per eccellenza, fa da sfondo al secondo romanzo della giornalista e scrittrice Danila Santagata ‘La quattordicesima volta’ pubblicato da Europa edizioni. Attraverso le vicende della sedicenne Regina alla ricerca delle proprie origini, di sua madre Camilla, morta quando lei aveva appena due anni e di un misterioso politico in ascesa, la Santagata tocca le corde piu’ profonde del sentire umano, condannando, insieme al potere politico, le convenzioni sociali, “un’umanita’ incanalata in una farsa che troppo spesso diventa realta’”.
Regina, che ha ereditato da Camilla l’insofferenza verso le convenzioni, non riesce a condividere nulla con i suoi coetanei se non l’aula scolastica e diventa amica di una scrittrice bestseller di 40 anni dalla vita complicata, Simone, grazie alla quale riuscira’ a capire piu’ a fondo anche il mondo di sua madre, una donna fragile e volitiva, appassionata quanto insofferente all’ipocrisia e alla politica con cui dovra’ fare i conti per lavoro. Camilla e’ innamorata di quel misterioso uomo politico del quale parla come di “un bambino di un metro e novanta”, in realta’ disposto a tutto pur di raggiungere il potere.
Calabrese di nascita ma romana d’adozione, la Santagata, che si occupa di comunicazione politica, dopo ‘Dal suo punto di vista’ (Aracne), torna a sfiorare il tema della depressione, centrale nel suo primo libro, ma ne ‘La quattordicesima volta’ da’ voce soprattutto al sentire femminile e alle efferate guerre per il potere spesso usato per trarne vantaggi personali, dove pero’ nessuno e’ colpevole fino in fondo, o meglio lo siamo tutti e per questo ognuno di noi ha diritto ad un’assoluzione.