Sono iniziate le operazioni di voto in Montenegro, dove oggi poco più di mezzo milione di montenegrini è stato chiamato per eleggere i parlamentari. Elezioni per cui i gruppi dell’opposizione sperano si possa mettere fine a venticinque anni di “egemonia” del primo ministro filo-occidentale Milo Djukanovic. Quest’ultimo, da parte sua, ha avvertito che una vittoria dei suoi avversari bloccherebbe l’imminente adesione del Paese alla Nato. L’adesione alla Nato sarà la questione centrale e dove l’appuntamento con le urne rappresenterà l’ultima “puntata” della lotta di potere tra la Russia e l’Occidente nei Balcani. Il primo ministro Milo Djukanovic, che nel 2006 ha condotto all’indipendenza dalla Serbia la piccola repubblica adriatica, ha avvicinato la nazione all’Occidente, mettendo nel mirino l’ingresso sia nell’Unione Europea sia nella Nato. Djukanovic, però, deve fare i conti con i gruppi che si oppongono all’adesione all’alleanza militare, argomento che spacca il Paese; secondo gli analisti potrebbe non farcela a ottenere un sostegno tale da formare un governo stabile. Il recente invito al Montenegro a entrare nella Nato – che deve ancora essere ratificato da Podgorica oltre che dagli Stati membri – segue altre decisioni che hanno fatto storcere il naso alla Russia, alleato di vecchia data. Quello di Podgorica è stato tra i primi governo a riconoscere, nel 2008, l’indipendenza del Kosovo e nel 2014 ha fatto sua la politica Ue di sanzioni alla Russia per la crisi in Ucraina. Dopo tre secoli di amicizia strettissima, gli investimenti russi in Montenegro sono notevolmente calati e Mosca ha minacciato conseguenze dirette in caso di ingresso nella Nato. Il Fronte Democratico, un gruppo d’opposizione filorusso, ha organizzato imponenti e a volte violente manifestazioni anti-Nato lo scorso anno, invitando al disordine se il governo avesse aderito all’Alleanza atlantica senza indire un referendum a riguardo.
“Se vincessimo le elezioni di ottobre 2016, aboliremmo le sanzioni contro la Russia e svilupperemmo legami economici e politici più stretti (con Mosca)”, aveva dichiarato Strahinja Bulajic, esponente di punta del Fronte Democratico. Aveva definito le sanzioni “uno degli atti più disdicevoli nella politica estera nazionale”. I sondaggi dimostrato che mentre la maggior parte dei 620mila bitanti del Montenegro sono favorevoli all’adesione all’Ue, meno del 40 per cento appoggia quella alla Nato, con gli anziani che in particolar modo si professano filorussi. Molti restano scettici sulla Nato dopo la campagna di bombardamenti nel 1999 contro la Repubblica federale di Jugoslavia, di cui il Montenegro faceva parte. I sondaggi pre-elettorali non sono pubblicati, ma secondo uno studio riservato che la France Presse ha potuto visionare, il Dps (Partito Democratico dei Socialisti del Montenegro) di Djukanovic si attesta tra il 40 e il 43 per cento delle preferenze e ha bisogno del sostegno dei partiti delle minoranze etniche per formare un esecutivo. La posizione dei gruppi dell’opposizione in Montenegro è complicata: non tutti sono filorussi, mentre alcuni sono favorevoli ad aderire all’Ue ma sono contrari all’ingresso nella Nato. Il Fronte Democratico, contro ogni genere di alleanza occidentali, è accusato da Dps di essere illegalmente finanziato dai russi. Tra le altre repubbliche dell’ex Jugoslava, Croazia e Slovenia hanno entrambe aderito alla Nato, come del resto molti stati ex comunisti nell’Europa dell’Est: qualcosa che la Russia percepisce come una minaccia alla sua sicurezza. “A queste elezioni decideremo se portare il Montenegro nella società delle nazioni europee o riportalo indietro di almeno dieci anni”, le parole di Djukanovic in campagna elettorale. (fonte AFP)