Monti: “Niente soldi alle banche, l’Italia rischiava il crac”
L’ex premier rievoca il clima in Europa nel 2011 contro il nostro Paese
Chiude la legislatura e chiude anche i battenti la commissione d’inchiesta sul sistema bancario. Sono finite, infatti, le 48 passerelle degli auditi nel corso di 200 ore di “lavoro”, come fa sapere lo stesso presidente dell’organo parlamentare. “Speriamo ora di riuscire a fare un lavoro qualitativo con la relazione finale”, dice Pier Ferdinando Casini, consapevole che oramai la pratica banche è già archiviata. Di certo, in questi due mesi che mancano alle elezioni, con una campagna elettorale che avrà proprio come principale bersaglio la questione banche, figuriamoci se il navigato Casini continuerebbe a mettere benzina sul fuoco, lui, chiamato a presiedere la commissione proprio per la sua saggezza e esperienza. Ma mai dire mai. Ieri, è stata la giornata di Mario Monti, che davanti ai commissari ha evidenziato che in Europa, “Francia e Germania in particolare” erano preoccupati dell’ammontare dei titoli in scadenza del Tesoro “e mai il presidente francese e la cancelliera hanno parlato dei problemi delle banche”. “Quando mi incontravano – ha detto il senatore – tiravano fuori dalla tasca una tabellina con l’ammontare dei titoli in scadenza del Tesoro e chiedevano se saremmo stati in grado di finanziare quei volumi”. Poi ha sottolineato che “se avessimo dato soldi pubblici alle banche italiane nel 2011 avremmo pregiudicato ulteriormente, forse fino al default, la posizione dei titoli di debito dell’Italia”.[irp]
Dichiarazione che hanno scatenato la puntuale reazione di Renato Brunetta, secondo il quale “in Europa, successivamente allo scoppio della crisi dei debiti subprime negli Usa, accadono molte cose, spesso superficialmente misurate dal cosiddetto spread sui debiti sovrani, ma che riguardano, più che altro, il trasferimento della crisi americana sul sistema europeo e sull’euro”. In altri termini, per il capogruppo alla Camera di Fi, “quando si è parlato di default del debito italiano, in realtà era in gioco il default dell’euro e quindi dei singoli stati di crisi che via via si andavano manifestando, a partire da quello della Grecia, della Spagna, del Portogallo e dell’Italia”. Una settimana intensa per la commissione nel corso della quale ha ascoltato Bankitalia, Mef, Consob e gli ex manager delle banche venete. Rimane, comunque, il giallo dell’email che inviò l’imprenditore Marco Carrai, vicino a Matteo Renzi, all’allora a.d. di Unicredit, Federico Ghizzoni, per sollecitare informazioni sul dossier Banca Etruria. “E’ stata rifiutata l’audizione di Carrai in Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche perche’ al presidente Casini e’ bastato sentire da Carrai che Renzi non sapeva nulla della mail inviata a Ghizzoni – ha tuona Giorgia Meloni -. Questo e’ l’ennesimo insulto contro le migliaia di risparmiatori truffati”. Per la leader di FdI, “ormai e’ chiaro che questa Commissione e’ stata creata per non arrivare a nulla”. Con la prossima legislatura – ha concluso – Fratelli d’Italia si mobilitera’ per istituire una nuova Commissione parlamentare che sia davvero d’inchiesta per fare luce su tutta la vicenda”.[irp]