“Moresche e altre invenzioni” il nuovo album di Maria Pia De Vito

Festa tra Napoli e Africa con il Burnogualà Large Vocal Ensemble video

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E’ uscito il nuovo album della cantante e compositrice napoletana Maria Pia De Vito, “Moresche e altre invenzioni”. Il frutto di un lungo lavoro di ricerca, un qualcosa di inedito e totalmente innovativo nel panorama italiano e internazionale. “Moresche e altre invenzioni” è un progetto per un Large Vocal Ensemble, un coro di 22 voci, che si chiama Burnogualà e lavora sulle Moresche di Orlando di Lasso, intervallandole con delle invenzioni e introducendo elementi diversi rispetto alla composizione originale che è cinquecentesca e di solito viene eseguita a cappella da voci barocche”. L’artista jazz ha riunito un insieme di voci interessanti e ha fondato l’Ensemble, che lei stessa dirige; oggi sono un gruppo autonomo di cantanti e ricercatori, con cui ha realizzato performance innovative, come quella a Ventotene durante il festival “Rumori nell’Isola” 2015. E con cui ora ha presentato ufficialmente il nuovo album, all’Auditorium Parco della Musica di Roma, in cui sono accompagnati da pianoforte, contrabbasso, kora, balafon e si esibiscono insieme a molti ospiti tra cui Ralph Towner e Rita Marcotulli.

Il risultato è improvvisazione, sperimentazione. “Le Moresche sono state scritte da Orlando dopo un periodo a Napoli e il linguaggio che si usa è un napoletano storpiato, che poi si è scoperto essere lingua Kanuri, una lingua africana e rappresenta litigi e bisticci fra schiavi e liberti che vivono a Napoli”. Una Napoli rinascimentale in cui però c’era anche accoglienza. Quello che ne viene fuori, spiega Maria Pia De Vito, è uno spaccato sulla vita degli schiavi che vengono liberati e possono esprimere la loro cultura musicale. E non solo: “È un ciclo musicale pensato per la corte, per le feste, ha un carattere impertinente, divertito, pieno di doppi sensi, offre moltissimi spunti”. “In fondo rappresentano il primo incontro tra la musica europea e quella africana 400 anni prima del jazz”. Una festa musicale, un lavoro corale. Dopo l’Auditorium Parco della Musica si replica a Roma a Officina Pasolini e a luglio al Festival “I suoni delle Dolomiti” con un’esibizione all’alba in montagna. E dopo: “L’Ensemble è praticamente ormai una famiglia allargata”… “Sicuramente dopo questo progetto ce ne saranno altri, dopo un progetto del genere un gruppo è pronto a tutto, o quasi”.[irp]